Questi i punti fondamentali della dichiarazione presentata da Buquicchio: la necessità di richiedere il consenso del minore per l'adozione, ove sia in grado di esprimerlo; il dovere di valutare i desideri del minore e la necessità di ascoltarlo nel processo che decide il suo status legale; l'obbligo di avere il consenso all'adozione del minore da parte del padre; l'estensione dell'adozione alle coppie eterosessuali non sposate ma registrate presso un registro delle unioni civili e dei single.
Nel testo viene evidenziato che il divieto dell'adozione internazionale non può essere la soluzione adeguata per migliaia di minori che vivono fuori dalla famiglia in Europa. Impedire l'adozione è in netto contrasto con il principio di agire nel miglior interesse del bambino sancito nelle convenzioni europee e i trattati sui diritti dei minori. Come ha evidenziato il Vice segretario Buquicchio questo è stato il caso della Romania, che ha bloccato di fatto l'adozione internazionale dal 1° gennaio 2005 per contrastare le adozioni illegali - la legge sulla protezione dell'infanzia, infatti, la prevede solo per il minore il cui nonno risiede all'estero -. Eppure i traffici di minori non sarebbero diminuiti, fanno sapere da Strasburgo, anzi le organizzazioni criminali romene continuerebbero a mettersi in contatto con le famiglie straniere, disposte a offrire qualsiasi cifra pur di avere un bambino. I paesi che hanno già bloccato le adozioni internazionali dovrebbero, quindi, secondo i promotori dell'iniziativa, rivedere le proprie procedure e riaprire gradualmente l'adozione internazionale.
In tal senso i promotori dell'iniziativa auspicano che i Governi membri dell'Unione europea e del Consiglio d'Europa collaborino in maniera più approfondita per cercare soluzioni sicure e legittime a garantire il diritto di orfani e di bambini abbandonati ad avere una famiglia. Una base da cui partire sono gli strumenti giuridici comunitari esistenti dell'Unione Europea e del Consiglio d'Europa, ma, se necessario, si dovrebbero concordare nuovi strumenti. I firmatari si aspettano che la Dichiarazione sia proprio uno strumento per sollecitare i Governi ad agire in tale direzione, per raggiungere progressi significativi e immediati nel supremo interesse del minore abbandonato.