ROMA - E' stata inaugurata ieri a Roma nel campo di Casilino 900 la prima casa in legno costruita dai Rom all'interno di un progetto di autocosruzione "Savorengo ker, la casa di tutti" al quale ha partecipato l'università di Roma Tre.
La casa ha una superficie totale di circa 70 metri quadrati, si sviluppa su due piani ed è a norma con la legislazione vigente e quindi può dare la possibilità a una futuro proprietario o di avere il numero civico sulla carta d'identità.
Il costo complessivo della costruzione tutta in legno sulla base di fondamenta in cemento è stato di meno di 20 mila euro a cui si devono sottrarre circa 11 mila euro del costo della manodopera che è stata tutta volontaria.

A dirigere i lavori, durati un mese, sono stati 4 direttori tecnici Rom coadiuvati da un gruppo di architetti italiani e di studiosi di urbanistica che hanno appena concluso uno studio su tutti gli insediamenti abusivi lungo il Tevere.
Il ricercatore Francesco Careri ha spiegato che l'iniziale progetto della casa era irrealizzabile. La casa di legno è invece stata costruita ogni giorno su base del confronto tra le professionalità degli architetti italiani e l'abilità tecnica del Rom, che spesso lavorano già nei cantieri edili e che hanno dimostrato con questo progetto di essere in grado di autocostruirsi le proprie abitazioni.
D'altra parte il progetto è stato anche basato sull'osservazione delle molte baracche in legno costruite negli anni dai Rom nei vari campi della capitale. Careri scherzando ha detto che una anziana rom ha definito il progetto "una baracca con i documenti", essendo possibile con le autorizzazioni del caso affiggere il numero civico sulla porta. Un rappresentante Rom di Casilino 900 ha detto che questo è solo l'inizio di una nuova esperienza di autocostruzione edile. "Costruiremo le case con cooperative edili in cui vogliamo stare insieme ai gagè".
Lo stesso rappresentante di Casilino 900 ha detto che nel campo che ospita 650 persone (il campo Rom più grande d'Europa) sono avvenuti episodi strani e ha detto che dovrà aumentare il controllo affinché episodi come quello avvenuto alla vigilia dell'inagurazione della casa non si ripetano più. Ci sono stati infatti degli incendi nel campo che hanno suscitato le proteste di un Comitato di quartiere di Torre Spaccata.

L'episodio ha avuto subito un effetto negativo per i rom perché il prefetto di Roma Carlo Mosca che avrebbe dovuto presenziare l'inaugurazione ieri non è venuto per non riaccendere le polemiche tra cittadini e Rom. Alla conferenza stampa di inagurazione hanno partecipato anche don Paolo Lo Iudice, che ha condotto in questi mesi un seminario di tirocinio pastorale a Casilino 900 e altri rappresentanti di associazioni tra cui Salvo Di Maggio della cooperativa Ermes (ex Capodarco) che gestisce i progetti di scolarizzazione dei bambini Rom.
Ha partecipato anche il prof Mario Quinto, studioso di mediazione dei conflitti e collaboratore del prefetto Mosca nella commissione che si sta occupando dei Cmpi nomadi della capitale. (pan)

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