Confisca dei beni patrimoniali per chi sfrutta gli immigrati irregolari facendoli lavorare in nero. È la proposta avanzata dal ministro dell'Interno Roberto Maroni, a Bruxelles, nel corso della riunione del Consiglio Giustizia e Affari Interni (Gai) dell'Unione Europea del 24 luglio 2008.
La posizione italiana illustrata dal responsabile del Viminale si affianca e appoggia la proposta fatta dalla Presidenza di turno francese dell'Ue per colpire gli imprenditori che sfruttano gli immigrati irregolari nel territorio dei ventisette, introducendo sanzioni penali e una soglia quantitativa minima di ispezioni del 5% dei settori più esposti.
"Oltre a quelle penali e finanziarie, proponiamo di introdurre anche una sanzione patrimoniale per colpire direttamente gli imprenditori che sfruttano gli immigrati irregolari", ha affermato il ministro Maroni ricordando che in Italia sono state approvate delle norme che possono portare "fino al sequestro di un immobile dato in locazione ad un immigrato irregolare". "Purtroppo l'Italia ha un primato negativo per quanto riguarda il lavoro nero - ha aggiunto il Ministro - soprattutto nei settori dell'agricoltura e dell'edilizia.
Un sistema di sanzioni penali che colpisce gli imprenditori che assumono in nero ha dato qualche risultato positivo, ma non così efficace come avremmo sperato. Abbiamo anche messo in atto un sistema di ispezioni che si è rilevato più efficace rispetto alle sanzioni. Crediamo che questa sia una strada più importante da seguire: misure dissuasive piuttosto che punitive". "A nostro parere - ha continuato il Ministro - le sanzioni patrimoniali vanno tenute presenti" anche a livello comunitario. "La direttiva Ue proposta parla di sanzioni finanziarie e amministrative. A noi va bene, ma chiediamo anche di aggiungere misure sanzionatorie di carattere patrimoniale".