La proposta del ministro Maroni di dare la cittadinanza italiana ai bambini rom "senza genitori" ci lascia perplessi.
Innanzitutto perché non è ben chiaro cosa intenda per "senza genitori"; in secondo luogo perché si tratta di un provvedimento che probabilmente riguarderebbe un numero molto marginale di minori e su cui comunque non esistono statistiche; in terzo luogo perché la cittadinanza dei minori discende da quella dei genitori. Ci parrebbe allora più utile prevedere la cittadinanza italiana o l'apolidia per quei tanti adulti rom, soprattutto provenienti dalla ex Jugoslavia, che non possono chiederla perché sprovvisti di documenti (visto che il paese da cui provengono si è smembrato e non esiste un'anagrafe unica). Per questo tanti rom, nati in Italia, a loro volta genitori di bambini nati qui non sono in condizione di vedersi riconosciuta la cittadinanza e di conseguenza nemmeno i loro figli.
Ci preoccupa l'ipotesi che da questo provvedimento possa derivare la separazione dei figli dai genitori naturali o dalle loro famiglie. Per questo pensiamo che sarebbe non solo più utile ma anche più trasparente estendere la cittadinanza ai tanti adulti che, per i motivi detti, non dispongono di regolari documenti. Non vorremmo che con questa iniziativa il governo cercasse di recuperare credibilità , dopo le critiche alle schedature arrivate anche dalla comunità internazionale.
Vorremmo ribadire al ministro che al censimento non sono contrarie né le associazioni di rom e sinti, né l'Arci, purchè si tratti di un vero censimento e non di schedature e a condizione che si dica con chiarezza per quali finalità viene realizzato.
A noi pare infatti che la priortità in questo momento sia il superamento dei campi, investendoci le risorse necessarie.