L'accusa aveva affermato che in quella caserma furono inflitte alle persone fermate almeno quattro delle cinque tecniche di interrogatorio che secondo la Corte Europea dei diritti dell'uomo configurano trattamenti inumani e degradanti. I pm avevano scelto però di chiedere abuso d'ufficio, violazione della convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo ed abuso di autorità, non esistendo nel nostro ordinamento il reato di tortura. Proprio le violenze alla Diaz e a Bolzaneto dimostrano l'urgenza di introdurre anche in Italia questo reato, data l'evidente e ripetuta violazione dei diritti umani non sufficientemente tutelati nel nostro Paese. Resta il fatto che nella sostanza l'abuso di autorità è stato riconosciuto dai giudici. Per la prima volta è emerso in un'aula di Tribunale che le forze dell'ordine durante il G8 del 2001 hanno commesso reati e abusi contro cittadine e cittadini inermi, infierendo contro manifestanti la cui sicurezza, come quella di chiunque altro, dovevano invece tutelare. Si dispone il risarcimento delle vittime da parte dei ministeri dell'Interno e della Giustizia. Questo dimostra che si riconoscono come veritiere le dichiarazioni dei manifestanti fermati e che viene riconosciuta una responsabilità del governo di allora. Una sentenza, dunque, che pur nella sua contraddittorietà, fa luce su un pezzetto di verità, riconoscendo come reati alcuni comportamenti delle forze dell'ordine e riconducendone la responsabilità anche su chi politicamente le dirigeva. Questa sentenza, che arriva ben 7 anni dopo i fatti di Genova, è stata possibile solo grazie alla ostinata richiesta di verità e giustizia da parte dei protagonisti di allora. Altri processi che riguardano quei giorni non sono ancora conclusi. Ci auguriamo che tutti aiutino a ricostruire altri pezzi di verità affinchè quella che Amnesty definì come la più grave violazione dei diritti umani dal dopoguerra in un paese dell'Occidente non debba più ripetersi.

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