"Nelle 56 pagine del Documento di Programmazione Economica-Finanziaria per gli anni 2009-2013 le parole cambiamenti climatici e Protocollo di Kyoto non compaiono. Eppure nel 2008 il Protocollo di Kyoto è entrato nella sua fase operativa, per cui la distanza tra le emissioni dei Paesi e l'obiettivo sottoscritto si inizia a quantificare in termini di costi del mancato raggiungimento che, ricordiamo, sono a carico dello Stato".
Lo denunciano in una nota congiunta Legambiente e WWF che esprimono la loro preoccupazione rispetto alle risorse messe a disposizione dal Governo per fronteggiare i mutamenti climatici.
"L'Italia che si è impegnata a una riduzione delle emissioni di CO2 del 6,5% rispetto al dai calcoli più recenti riferiti al 2006 evidenzia emissioni del 9,9% superiori1990 - si legge nella nota di Legambiente e WWF - . Questo ritardo a partire dal 2008 deve diventare una voce di bilancio dello Stato perché comincerà a gravare come spesa, la cui entità può essere stimata in alcuni miliardi di Euro ogni anno. Invece nel Documento che fissa lo scenario delle politiche e degli interventi strategici nel prossimo triennio - sottolineano gli ambientalisti - non risulta alcun riferimento né in termini di costi, né di decisioni operative per invertire la tendenza all'aumento delle emissioni di CO2".
Secondo Legambiente e WWF la decisione su cosa farà l'Italia nei prossimi anni per ridurre le emissioni nei settori decisivi nella lotta ai cambiamenti climatici come produzione di energia, trasporti e usi civili non si può rinviare. Pena l'aumento dei costi nei prossimi anni, con conseguenze nel bilancio dello Stato e quindi ricadute nei confronti dei cittadini e delle aziende.
"E' vero che nel DPEF viene posta in risalto la scelta del Governo di rilanciare il nucleare ma - a parte il merito della decisione - l'operatività delle centrali sarebbe nella migliore delle ipotesi prospettata al 2020. Che cosa farà l'Italia da qui al 2020? - si domandano le due associazioni che aggiungono: "Appare particolarmente grave questa "dimenticanza" in quanto l'Italia è impegnata anche a livello europeo in una strategia di lotta ai cambiamenti climatici con una riduzione a livello europeo del 20 al 2020 (-30% nel caso, da tutti auspicato, di un accordo globale per il periodo successivo al 2012)".
I costi per la mancata applicazione del Protocollo di Kyoto in Italia - avvisano Legambiente e WWF- rischiano di aumentare fino a 2,56 miliardi di euro all'anno per il periodo 2008-2012 se non verranno adottate delle politiche rigorose e costanti di riduzione delle emissioni. E dunque l'impegno per l'Italia deve essere quello di ridurre le emissioni di CO2, di circa 98 Mt/anno tra il 2008 e il 2012. Occorre una seria strategia di mitigazione dei cambiamenti climatici, vale a dire di taglio delle emissioni. Legambiente e WWF reputano positiva l'idea alla base della cosiddetta "Robin hood tax", ossia la tassazione dei sovrapprofitti delle imprese energetiche ma ritengono che tale strumento vada modulato sulle emissioni di CO2, in modo da renderlo efficace anche quale incentivo al taglio delle emissioni. Le due associazioni ritengono inoltre che i fondi così ottenuti dovrebbero essere destinati al miglioramento dell'efficienza energetica e all'accesso ai mezzi pubblici per le classi meno abbienti, in modo da aiutare davvero chi ha più bisogno a risparmiare denaro e, nel contempo, risparmiare CO2, garantendo nel contempo l'accesso all'energia e alla mobilità.
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