La politica dell'Unione europea sul commercio ''deve avere una dimensione sociale''. A sottolinearlo e' stato il commissario europeo per il Commercio estero Peter Mandelson che, partecipando al forum 'Occupazione e dimensione sociale in un contesto di libero scambio' organizzato dall'Oil a Torino, ha precisato che ''la preoccupazione per norme di lavoro decenti non è un protezionismo celato. Dietro le porte del protezionismo diventiamo meno competitivi e meno capaci di affrontare la sfida di paesi come la Cina e l'India il che non significa abbandonare la politica sociale, perché politica commerciale e sociale dovrebbero e possono procedere di pari passo''. ''L'Europa sociale che costruiamo -ha proseguito Mandelson- dovrebbe essere moderna e lungimirante piuttosto che fissata nel passato, difensiva e protezionista. Il suo scopo dovrebbe essere fornire sicurezza portando avanti opportunita' piuttosto che tentare infruttuosamente di bloccare il cambiamento''. Secondo Mandelson, inoltre, ''la politica commerciale non può sostituirsi a quella sociale, tuttavia la liberalizzazione del commercio multilaterale, se opportunamente pilotata, può stimolare la crescita economica nel lungo periodo, combattere la povertà e migliorare i livelli di vita e di lavoro''. E per valutare l'impatto della liberalizzazione commerciale sulle norme sociali e del lavoro la Commissione europea e l'Oil hanno avviato un partenariato e, ha detto il commissario Ue, ''il mio scopo oggi è costruire uno strumento generale che possa guidarci nell'affinare le nostre politiche sociali in futuro''. Parlando della globalizzazione Mandelson ha spiegato che ''le persone vogliono vedere un'Europa che ne porti a casa i vantaggi ma che combatta anche la battaglia per l'occupazione. Si vive per l'oggi e si chiede una azione per domani e di fronte a questo la risposta dell'Europa deve essere nel lungo periodo. Bisogna dare protezione sociale ma soprattutto attrezzare le persone ad affrontare i cambiamenti''.
Vita, 26 maggio 2005