Secondo la giuria del premio, presieduta da Roberto Citran e della quale hanno fatto parte anche Amanda Sandrelli, Angelo Pasquini, Giovanni Albanese e Riccardo Noury, "la parola 'clandestino', che definisce comunemente i migranti irregolari, è diventata ormai sinonimo di delinquente, facendo dimenticare che alle spalle di ciascuno di loro c'è spesso una storia drammatica, una fuga da una guerra, dalla fame, dalla mancanza totale di prospettive di vita.
La regista diventa testimone e partecipe delle loro vicende, restituendo a queste persone piena voce e dignità."

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