Oltre 80 mila ettari di superficie agricola dedicata alla viticoltura biologica, ma nessuna norma europea che ne certifichi i metodi di produzione. Da qui sono partite oggi le discussioni della nona conferenza internazionale sul vino e la viticoltura biologici, in corso al castello medievale di Levizzano (Modena) in occasione del 16° Congresso mondiale Ifoam dell'agricoltura biologica.
Info: www.modenabio2008.org 
L'Italia guida con 34 mila ettari la classifica europea dei paesi produttori di vino biologico. Seguono la Francia (19 mila ettari), la Spagna (16 mila ettari), la Germania ( 2.800 ettari ) e l'Austria ( 2.500 ettari ), per una superficie totale in Europa, appunto, di circa 80 mila ettari. Un primato anche per la provincia di Modena: 320 gli ettari di vitigni biologico, pari al 4 per cento degli 8 mila ettari totali, una percentuale superiore all'1,7% della California, tra i primi paesi al mondo per produzione vinicola. Ma a fronte delle dimensioni di un settore che - per livelli di produzione e di esportazione - è parte importante della bioagricoltura europea, la viticoltura biologica è ancora oggi priva di una regolamentazione comunitaria.

«Se oggi in Europa il vino di ribes si può etichettare come biologico - spiega l'agronoma Cristina Micheloni dell'Aiab (Associazione italiana per l'agricoltura biologica) -, lo stesso non si può fare per il vino, anche se l'uva è bio e i metodi di coltivazione e di produzione sono improntati a criteri di sostenibilità ambientale. E' una situazione paradossale, il settore c'è, è forte, ma non può giovarsi di un sistema di certificazione condiviso, indispensabile per crescere e non confondere i consumatori».
Per far fronte alla mancanza di una regolamentazione comunitaria, i principali produttori europei di vino biologico sono impegnati dal 2006 nel progetto di ricerca Orwine. Cofinanziato dalla Ue e coordinato dall'Aiab, per il 2009 Orwine consentirà di definire, con solide basi scientifiche e attraverso la discussione tra produttori e consumatori, i contenuti del futuro regolamento europeo sulla vinificazione biologica.

«Si può parlare di pericolo d'estinzione non solo per le colture, ma anche per le aziende agricole». Stefano Zocca, responsabile del servizio Mercato e sviluppo del Comune di Vignola, lancia un grido d'aiuto dal palco della conferenza sulla frutta biologica in corso alla Rocca della "città delle ciliegie". Non solo la "moretta", la varietà tipica di ciliegia vignolese è ormai a repentaglio, ma tutta l'agricoltura del distretto sta restringendo sempre più il suo campo d'azione. Una strategia per contrastare la crisi però c'è e secondo Zocca si chiama "qualità" e Slow Food potrebbe dare una mano: la proposta è quello di realizzare un "presidio"' dell'associazione per salvaguardare, appunto, la terra delle ciliegie. Tra il 1950 e il 2007, infatti, la produzione di ciliegie nel distretto (un'area che va dalla via Emilia al confine con la Toscana , e dal comune bolognese di Vergato a quello modenese di Sassuolo) è calata del 93 per cento, passando da 40 mila tonnellate a tremila. Negli ultimi anni si è aggiunta la diffusione di nuove tipologie di ciliegie provenienti dal Nord America e dal Canada, più apprezzate dal mercato perché più grandi e più rosse anche se meno ricche dal punto di vista organolettico. A rimetterci in modo quasi irreversibile è proprio la "moretta", la cui produzione è passata dai 9 mila e 176 quintali del 1975 ai 65 del 2005. Ma anche le fattorie del distretto non se la passano troppo bene, se il loro numero dal 1980 al 2000 è calato del 64 per cento. Dal Congresso del biologico, però, si attendono passi avanti nella lotta alla "mosca del ciliegio" (una specie infestante che di fatto rende molto rischiosa la coltivazione di ciliegie biologiche), mentre la salvaguardia della moretta potrebbe passare anche attraverso la concessione del marchio Dop, per cui a Vignola si attende l'ok da parte dell'Europa. Dalla conferenza, intanto, è emersa una panoramica sulla situazione della frutta bio in Italia e nel mondo: con 34 mila ettari di vitigni il nostro paese è al primo posto per la coltivazione di uva bio, davanti a Francia (19 mila ettari) e Spagna (16 mila). Molto coltivate anche l'arancia, con 13 mila ettari di campi dedicati. Nel mondo, i frutti bio che crescono di più sono mirtilli e lamponi: una coltivazione ancora ristretta (con solo 80 mila ettari di campi) che però negli anni tra il 1996 e il 2006 è aumentata del 39,2 per cento.

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