Dopo un lungo iter iniziato nella primavera del 2006, lo scorso settembre CTM ha stipulato una convenzione triennale con Banca Prossima, la banca dedicata al settore nonprofit del gruppo Intesa-Sanpaolo. Banca Prossima avrebbe messo a disposizione 6 milioni e mezzo di euro in tre anni, per singoli finanziamenti pari al massimo a 65 mila euro. "I soldi potranno essere destinati all'apertura di nuove botteghe del commercio equo o alla loro ristrutturazione, oppure alla stabilizzazione finanziaria dei soci di Ctm" - aveva spiegato l'allora presidente di Altromercato Giorgio Dal Fiume. La convenzione con Banca Prossima si aggiungeva così a quelle che Ctm ha già in essere con Banca Etica, Cgm Finance ed Ethical Banking. "Nessun obbligo per i soci di utilizzare questa convenzione e d'altra parte non è prevista alcuna esclusiva, quindi ciascun socio potrà rivolgersi anche ad altre banche, e chiedere loro condizioni più vantaggiose" - spiegava Dal Fiume.
Fin dai primi contatti CTM aveva posto, prima a Intesa e poi all'intero gruppo Intesa-SanPaolo, come condizione per stipulare l'accordo la cessazione da parte del gruppo bancario di tutte le attività connesse col commercio di armi. Una richiesta che, sommandosi alle pressioni della società civile promosse dalla Campagna 'banche armate' aveva portato nel luglio dello scorso anno il gruppo Intesa-SanPaolo ad emanare una direttiva con la quale sospendeva definitivamente la partecipazione a operazioni finanziarie che riguardano il commercio e la produzione di sistemi d'arma pur consentite dalla legge 185/90". "Una direttiva comunicata da Intesa-SanPaolo anche attraverso il sito internet e a tutte le strutture del gruppo" - sottolineava Dal Fiume.
L'accordo però ha dato vita a un vivace dibattito all'interno del mondo del commercio equo e la questione era emersa anche anche all'assemblea dei soci dello scorso novembre: per favorire una miglior comprensione dei termini dell'accordo e un miglior confronto sui temi sollevati, la direzione di CTM Altromercato aveva perciò deciso di porre in atto una serie di incontri territoriali con i singoli soci. Nel frattempo, però, proseguivano le polemiche anche a seguito della lettera di don Alessandro Santoro e di alcune cooperative di economia solidale di Firenze alle quali ripondeva il CdA di Ctm Altromercato che quindi decideva di giungere ad una decisione attraverso la votazione dei soci.
Sebbene non sia mai diventato operativo in quanto nessun socio nei mesi scorsi ha mai avanzato richieste di finanziamento, l'accordo tra Ctm Altromercato e Banca Prossima ha visto 50 voti contrari a fronte di 25 favorevoli e 5 astenuti. A motivare il voto contrario - riporta Finansol - sarebbe stata "l'appartenenza di Banca Prossima ad Intesa-Sanpaolo, prima nella lista delle 'banche armate' (nonostante abbia più volte dichiarato di essere in procinto di uscirne)" e il fatto che il gruppo bancario sarebbe "protagonista di quel mondo della finanza classica, contro cui da sempre si batte il movimento del commercio equo". La decisione, comunque, non costringerà Ctm Altromercato a pagare penali nei confronti di Banca Prossima: sarà infatti sufficiente procedere a estinguere una convenzione che - come detto - non è mai diventata operativa.
La votazione è stata salutata con valutazioni discordanti da parte dei soci. "È l'intero sistema Altromercato a uscirne vittorioso, non solo chi era contrario all'accordo - ha dichiara Franco Bettin della cooperativa Nazca, socio di Ctm. "Ancora una volta Altromercato si è dimostrato un luogo di confronto e di dibattito democratico con i soci, le Botteghe del Mondo, e con l'intero tessuto sociale del movimento".
Diverso il giudizio di Giampiero Girardi, presidente della cooperativa Mandacarù di Trento. "Era un accordo che poteva essere di aiuto per molti soci. Ctm avrebbe assunto un ruolo di mediazione e di garanzia. Mentre gli amministratori delle singole cooperative non avrebbero più dovuto garantire di persona, cosa non da poco" - afferma Girardi. "Oggi figurano crediti del consorzio verso i soci che sfiorano i 3 milioni di euro. Significa che una parte delle risorse che le singole cooperative hanno destinato al sostegno del commercio equo finiscono a coprire i buchi lasciati nel bilancio dai soci morosi. Molti soci di Ctm hanno una visione troppo idealistica e lontana dalla realtà e da un'inevitabile necessità di mediazione" - conclude Girardi. A questo punto, però, l'accordo è sciolto. [GB]