"Siamo riusciti ad inviare il nostro primo team a Pathein, nel delta, il lunedì e il giorno successivo abbiamo iniziato a prestare i primi soccorsi alle vittime che si trovavano più a sud" ricorda Frank Smithuis, capo missione di MSF nel Myanmar. Grazie alla immediata mobilitazione del suo staff nazionale, MSF è stata da subito in grado di fornire aiuti su vasta scala. 250 tra medici, infermieri e logisti birmani si sono messi subito all'opera nel delta, nelle aree di Bogale, Labutta, Ngaputa e Pyapon. I team si sono spostati in barca da un villaggio all'altro, portando cibo, ripari, materiali igienico-sanitari ed effettuando centinaia di visite mediche. "Appena scendevamo dalla barca gli abitanti del villaggio si avvicinavano e ci seguivano. Ci aiutavano a trovare una casa nella quale fare le visite e organizzare la distribuzione. Abbiamo visto molti pazienti con sintomatologia da stress, dolori agli arti e ipertensione, soprattutto nei villaggi più colpiti dalla catastrofe, nei quali sono rimaste uccise molte persone nelle inondazioni" racconta un medico birmano di 27 anni che ha lavorato nelle prime due settimane a Ngapudaw, nella parte occidentale del delta.
I team di MSF sono stati progressivamente in grado di raggiungere la parte meridionale del delta. Queste aree remote e le isole sono accessibili solo a piedi o con piccole imbarcazioni. I villaggi che si trovano in queste aree sono praticamente stati cancellati dalla carta geografica e i superstiti vivono in condizioni incredibilmente difficili. Emmanuel Goue, coordinatore di terreno di MSF, è appena rientrato da Setsan, 5 ore di barca a sud di Bogale, e descrive "una devastazione totale". "Durante il ciclone un'onda gigantesca ha raso al suolo l'area. Il 90% delle case è andato distrutto. Ci sono circa 21mila persone, tra cui molti vecchi e bambini, che vivono in mezzo al nulla, in un mare di fango. E' andato tutto distrutto e questa gente in un mese non ha visto nemmeno un aiuto".
Il problema dell'accesso
In operazioni di soccorso di questa portata - il disastro è paragonabile per dimensioni allo tsunami del 2004 - MSF normalmente invia sul terreno un numero consistente di esperti internazionali: medici, coordinatori di emergenza, esperti di acqua e igiene. Tuttavia le restrizioni imposte inizialmente dalle autorità del Myanmar hanno ufficialmente impedito agli esperti stranieri di lavorare nel delta nelle tre settimane successive al ciclone.
Alcuni giorni prima che il segretario dell'ONU Ban Ki Moon arrivasse a Yangoon e annunciasse il 23 maggio che il governo del Myanmar aveva acconsentito all'accesso incondizionato nel delta per gli operatori delle organizzazioni umanitarie internazionali, MSF aveva di fatto già ottenuto l'autorizzazione formale che consentiva a 8 membri dello staff internazionale di recarsi nel delta per portare avanti le attività.
Lo staff medico di MSF ha effettuato nel mese scorso oltre 17mila visite, con una media di 500 visite al giorno nell'ultima settimana di maggio.
Nei prossimi tre mesi, MSF prevede di effettuare circa 50mila visite al ritmo di 500 al giorno. Per una parte dei pazienti, sono previste "exit interview" per verificare la loro soddisfazione per le cure ricevute. MSF si pone l'obiettivo di rispondere a qualsiasi epidemia entro 24 ore e di garantire che i pazienti affetti da gravi problemi di salute siano trasferiti in strutture sanitarie di secondo livello.
A quattro settimane dall'inizio delle operazioni di soccorso cibo, ripari e accesso all'acqua potabile restano le principali necessità delle vittime del ciclone. Le scorte alimentari sono state del tutto inadeguate perché le agenzie specializzate non sono state in grado di predisporre canali di distribuzione adeguati e in molte aree la popolazione ha ricevuto solo il cibo sufficiente per sopravvivere, quando ne ha ricevuto. Decine di migliaia di persone hanno visto le loro case distrutte, hanno perso tutte le proprietà e le scorte alimentari e devono fare affidamento sull'assistenza esterna.
Nonostante le restrizioni iniziali all'accesso nelle aree colpite, MSF, ad oggi, ha dato sostegno a 300mila vittime del ciclone Nargis. Ma resta ancora molto da fare e l'emergenza è tutt'altro che finita.
"Speriamo sinceramente che l'ONU e le altre ONG internazionali siano adesso in grado di aumentare progressivamente e rapidamente la loro presenza e di aumentare drasticamente il livello di aiuti alimentari e di assistenza. C'è un bisogno urgente di inviare aiuti di importanza vitale a decine di migliaia di persone, in particolare a quelle che vivono nelle aree più isolate della parte meridionale del delta" dice Arjan Hehenkamp, direttore delle operazioni di MSF, arrivato in Myanmar alla fine di maggio per verificare la situazione sul terreno.
Dal 5 maggio i team di MSF hanno distribuito:
1.250 tonnellate di riso
410 tonnellate di fagioli
190.000 litri di olio per cucinare
70 tonnellate di pesce in scatola
1.400 kg di sale
125.000 confezioni di biscotti energetici e cibo terapeutico
120.000 lamiere in plastica
20.000 zanzariere
48.000 taniche per l'acqua
3.000 coperte
16.500 saponette
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