Vince il design italiano. Anche nella chirurgia estetica
Nel pieno del boom del "turismo chirurgico", dove gli italiani si mettono in viaggio per tornare "più belli" a basso costo, si evidenzia il fenomeno contrario: c'è chi dall'estero sceglie il gusto estetico e la qualità tricolore. Hanno nomi allettanti e fanno gola: i pacchetti vacanza + chirurgia estetica sono diventati nell'arco di qualche anno un fenomeno sempre più diffuso. Le mete vengono scelte con il criterio principale del basso costo, quasi come un discount della chirurgia estetica, tralasciando quindi aspetti considerati da sempre - ragionevolmente - principali, come la sicurezza e la garanzia delle norme igienico sanitarie.
I rischi del turismo per chirurgia estetica
Questo tipo di "esodo" dei pazienti italiani verso cliniche straniere, nonostante il successo, non è certo privo di rischi. Primo problema tra tutti è l'incognita della struttura e del personale medico, per non parlare della difficoltà nel sincerarsi della qualità dei materiali e dell'impossibilità infine di reperire l'adeguata assistenza postoperatoria, anche a diversi mesi dall'intervento.
+ 38% il controesodo verso l'Italia
In questo stesso periodo di crescita del trend nostrano del "turismo chirurgico", un dato riscontrato dalle recenti statistiche evidenzia invece una parallela tendenza inversa da parte dei Paesi dell'Est. Dal 2006 al 2007 - riportano alla Pallaoro Medical Laser, polo di chirurgia estetica di Padova - si è infatti assistito ad una crescita del 38% del numero di persone che, dalla Russia e dai Paesi dell'ex Urss, scelgono l'Italia come meta per realizzare il sogno di un corpo più bello. Risparmio vs servizi Se da un lato il fenomeno sembra curioso, dall'altro il meccanismo che muove i pazienti dalla Russia alla Pallaoro Medical Laser è chiaro. Al momento di scegliere dove rivolgersi per l'intervento di chirurgia estetica desiderato, sul piatto della bilancia necessariamente vanno messi alcuni fattori, come la tecnica chirurgica, i materiali impiegati, la struttura operatoria, l'affidabilità e l'esperienza dello staff chirurgico, l'assistenza e le medicazioni del post operatorio. Il prezzo di ogni intervento di chirurgia estetica è giustificato anche da ciascuno di questi fattori e, proprio per questo, quando viene proposto un pacchetto chirurgico a costi davvero stracciati, il dubbio sull'eccellenza di ciascuno di questi singoli servizi è doveroso.
Smettere di fumare è contagioso
Smettere fa smettere. L'effetto imitativo produce l'abbandono della sigaretta da parte di un'estesa rete sociale Lo riporta un recente articolo del New England Journal of Medicine: chi rinuncia al fumo - spesso su pressione di qualche familiare, amico o collega - innesca una sorta di "effetto imitativo" che si ripercuote sulla sua intera comunità di appartenenza. Il processo assumerebbe caratteri addirittura dirompenti: più che un "effetto domino", la dinamica è quella del crollo di un castello di carte.
Lo studio
L'analisi, condotta da Nicola Christakis della Harvard Medical School e da James Fowler della UC San Diego, ha analizzato i cambiamenti nel comportamenti di oltre 12mila fumatori, persone tutte direttamente o indirettamente interconnesse tra loro, dal 1971 al 2003 (sulla base dei dati forniti dal Framingham Heart Study). I due scienziati hanno verificato, così, che tra un ex-fumatore e un altro esistono non più di due o tre gradi di separazione. Se in un gruppo, dunque, qualcuno dice di no alle sigarette, nel giro di poco tempo la buona parte della rete di conoscenze a questo legata smette. Nessun cambiamento, invece, nelle reti di fumatori dove questa "miccia" non viene innescata.
Smetti tu, che smetto io
In generale l'influenza maggiore nello smettere di fumare è esercitata tra i coniugi (se la moglie dice basta alla sigaretta, per esempio, la possibilità che il marito invece continui crolla del 67 per cento), seguiti dagli amici (36 per cento), dai colleghi di lavoro di piccole aziende (34 per cento) e da fratelli e sorelle (25 per cento). Non ha invece effetti rilevanti il legame di vicinato. Infine, a fare da propulsore sono le uscite di gruppo: la classica comitiva che va al cinema e al ristorante è in grado di provocare un forte effetto imitativo. Chi continua a fumare sarebbe destinato, secondo gli autori, a una vita di relazione più marginalizzata, relegata - anche geograficamente - là dove le sigarette sono più tollerate. I risultati di questo studio, sostengono Christakis e Fowler, devono essere attentamente valutati nelle future campagna anti-fumo, valorizzando il ruolo di convincimento sociale esercitato dalla comunità.