"Stop al business della fame": è la scritta su uno striscione lungo 200 metri che oggi gli attivisti dell'Ong ActionAid apriranno pressi del palazzo della Fao in occasione dell'inizio della Conferenza mondiale della Fao (3-5 giugno) per denunciare "i profitti record ottenuti dalle multinazionali dei cereali e dei macchinari agricoli nella crisi alimentare". "L'aumento del prezzo del cibo - spiega ActionAid - rischia di far lievitare a oltre un miliardo il numero di persone che ogni giorno vanno a letto affamate". Attraverso l'azione dimostrativa, ActionAid vuole allo stesso modo sollecitare i leaders politici mondiali a intervenire con urgenza per fermare l'aumento della povertà. Inoltre, gli attivisti ActionAid esporranno le proposte dell'organizzazione per fermare l'avanzata della fame che ActionAid chiede al Governo italiano di sostenere nel corso del Vertice Fao: no agli Ogm; no a sussidi e incentivi agli agrocarburanti; più investimenti nell'agricoltura, mettere le donne al centro dello sviluppo rurale.
La Conferenza mondiale della Fao avrà come tema "Sicurezza alimentare, clima e biocarburanti" e, oltre alle multinazionali dell'agrobusiness, proprio la produzione di agrocarburanti è sotto accusa come una delle cause della scarsa produzione alimentare. Ieri nei giardini antistanti alla sede della Fao, Oxfam International e Ucodep hanno promosso un'azione dimostrativa per denunciare, tra l'altro, che "a causa della maggiore domanda di 'agrocarburanti, il numero delle persone che soffrirà la fame nel 2025 potrebbe aumentare di 600 milioni".
Ieri, inoltre, si è aperto anche il Forum internazionale parallelo 'Terra Preta' indetto da organizzazioni contadine, movimenti sociali e ong internazionali e nazionali. Il Forum vede impegnati 250 partecipanti, dei quali 100 delegati individuati con un processo rappresentativo a livello mondiale, rappresentanti delle società civili di 62 paesi, dal Nord al Sud del mondo. Il Forum è organizzato dall'International NGO/CSO Planning Committee for Food Sovereignty insieme ai rappresentanti delle 270 Associazioni e Organizzazioni aderenti al Comitato Italiano per la Sovranità Alimentare.
"I nostri numeri cozzano con quelli della Conferenza Fao che prevede la partecipazione di 4500 delegati governativi e che ancor più stride col fatto che l'accesso delle Ong e della società civile è stato limitato a sole 35 organizzazioni" - ha affermato Sergio Marelli, presidente del Comitato italiano. "È un dato che conferma la nostra percezione di un clima mutato all'interno della Fao che nelle precedenti edizioni dei vertici aveva dato molto più spazio di interlocuzione con società civile internazionale".
Ieri Marelli ha incontrato il Direttore Generale della FAO Jacques Diouf nell'ambito della GCAP (Coalizione globale contro la povertà) internazionale in veste di rappresentante italiano.
L'incontro è durato non più di 5 minuti e si è appena potuto sollevare le grandi preoccupazioni circa le prime anticipazioni evinte dalla bozza finale del documento di chiusura del Vertice Fao. Marelli ha manifestato "stupore e disillusione per un incontro avvenuto nell'atrio del palazzo della Fao": un fatto - ha aggiunto - che "va di pari passo con altre elementi per noi allarmanti, infatti prendiamo atto dell'evidenza della scelta fatta rispetto alle tavole rotonde di domani all'interno del Vertice Fao: Diouf ha scelto di essere presente alla tavola rotonda del settore profit, insieme alle multinazionali dei fertilizzanti e delle sementi, a Kofi Annan e alle grandi fondazioni filantropiche come quella di Melinda e Bill Gates e non alla nostra della società civile".
"Nonostante ciò - continua Marelli - siamo qui a Terra Preta per elaborare proposte, soluzioni concrete per rimediare alla crisi attuale e presentarle all'interno della FAO il 5 giugno con un nostro rappresentante che esporrà in sessione plenaria la posizione comune del Forum. Per noi italiani e europei, la massima preoccupazione ora riguarda la proposta dell'Unione Europea di condizionare lo stanziamento dei fondi destinati ad affrontare la crisi alimentare nei paesi poveri alla sottoscrizione da parte di essi degli accordi dell'OMC (Organizzazione Mondiale del Commercio) chiudendo così di fatto il Doha Round, e facendo accettare con un ricatto anche gli accordi EPA (Accordi di partenariato economico). "Dal Forum parte un chiaro messaggio, per altro condiviso dal Relatore Speciale De Schutter, l'agricoltura non può essere vista come un settore del commercio internazionale, ma ha bisogno di regole e strumenti specifici perché le scelte che si fanno in questo campo riguardano un diritto umano fondamentale come l'accesso al cibo per tutti" - conclude Marelli. [GB]