Il Niger si trova nella cosiddetta "cintura della meningite", una vasta area dell'Africa che si estende dal Senegal all'Etiopia e che è colpita regolarmente dalla meningite. Quest'anno, dopo che sono stati riportati i primi casi a fine marzo, il numero delle persone colpite è rapidamente aumentato, superando la soglia di emergenza nel giro di poche settimane. Solamente nel distretto di Madaoua, dove MSF ha concentrato la maggior parte dei suoi interventi, sono stati registrati 275 casi e 18 morti. Grazie alla presenza delle equipe di MSF nella zona - una zona dove MSF lavora da anni con progetti contro la malnutrizione - la risposta è stata immediata. Non appena è suonato l'allarme, è stata presa la decisione di lanciare una campagna di vaccinazione di massa per evitare la diffusione della malattia.
Durante la prima fase dell'intervento, le equipe di MSF hanno fornito un supporto al Ministero della Salute che aveva avviato una campagna di vaccinazione nel distretto di Birnin Koni, una delle zone più colpite al confine con la Nigeria dove l'epidemia è iniziata. Poi, con l'arrivo di altre equipe di supporto, è stata lanciata una seconda campagna nel distretto di Madoua e infine nella zona di Bouza. "Siamo arrivati giusto in tempo. La campagna è iniziata al momento giusto per fermare l'epidemia. Nel giro di cinque giorni di vaccinazioni, il numero dei casi ha iniziato a calare", spiega Marta Iscla, coordinatrice di MSF.
Sono stati necessari 13 equipe di vaccinatori. Tutte le persone tra i 2 e i 30 anni sono stati vaccinati, a volte in zone rurali dove l'accesso era complicato. Alla fine, il 93% della popolazione a rischio è stata vaccinata. Oltre alle attività di prevenzione, MSF ha fornito cure mediche, distribuito farmaci e formato operatori sanitari locali per identificare e curare la meningite. L'equipe ha inoltre preso parte ad attività di sorveglianza epidemiologica.
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