Sono alcuni problemi che emergono dal 4° Rapporto su "I diritti dell'infanzia e dell'adolescenza in Italia", dossier sulla condizione dei minori nel nostro paese e sul grado di rispetto della Convenzione Onu sui Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza (CRC)(1), presentato oggi alla vigilia dell'anniversario della ratifica della Convenzione da parte dall'Italia, avvenuta il 27 maggio 1991.
Il rapporto è stato redatto dal Gruppo CRC composto da 73 organizzazioni ed associazioni, coordinato da Save the Children Italia.

Il dossier identifica tra le sue raccomandazioni l'adozione di un Piano Nazionale Infanzia, la non più rinviabile istituzione di un Garante nazionale per l'Infanzia e l'Adolescenza, politiche e risorse espressamente destinate alla tutela dei minori, soprattutto a quelli che vivono in situazioni d'indigenza, sfruttamento, sottoposti a varie forme di violenza o discriminazione, come i minori stranieri o quelli che fanno parte di minoranze.

"L'attività di monitoraggio che abbiamo condotto nel corso di quest'anno fornisce una chiara fotografia sulle necessità e i problemi dell'infanzia nel nostro Paese, sull'attuazione o la violazione dei diritti dei bambini/e e degli adolescenti presenti in Italia. - commenta Arianna Saulini, Coordinatrice del Gruppo per la Convenzione sui Diritti dell'infanzia e dell'Adolescenza (Gruppo CRC) -. Il rapporto tuttavia non vuole essere solo un momento di denuncia sulle carenze del nostro sistema, ma anche un utile strumento di lavoro per coloro che nella nuova legislatura saranno responsabili delle politiche dell'infanzia e dell'adolescenza in Italia, nell'ottica del consolidamento del confronto istituzionale avviato negli scorsi anni e volto ad migliorare l'attuazione dei diritti garantiti dalla Convenzione".

Piano e Garante Nazionale per l'Infanzia e risorse dedicate: lacune non ancora colmate In Italia non esiste un Piano Nazionale per l'Infanzia, nonostante le sollecitazioni del Comitato ONU e contrariamente a quanto previsto dalla normativa che ne stabilisce l'adozione ogni due anni. L'ultimo risale infatti al biennio 2002-2004. "Si auspica che il nuovo Governo, approvi al più presto un nuovo Piano, prevedendo idonee risorse per la sua attuazione" - afferma Arianna Saulini.

Nemmeno nel corso della XV legislatura, il Parlamento italiano ha approvato una legge istituiva del Garante per l'infanzia e l'adolescenza. Unici passi avanti nel corso dell'ultimo anno sono stati fatti su base locale: pur persistendo la disomogeneità tra le leggi istitutive, altre due regioni, il Lazio ed il Molise, hanno formalmente nominato un Garante regionale, andando ad aggiungersi a Marche, Friuli Venezia Giulia e Veneto, mentre la Provincia Autonoma di Trento ne ha approvato la legge istitutiva.

Riguardo alle risorse economiche, l'ammontare dei fondi destinati all'Osservatorio nazionale per l'infanzia e l'adolescenza e al Centro nazionale di documentazione e analisi è pari ad un milione e mezzo di euro per il 2008. "Ancora una volta, non possiamo non sottolineare una sostanziale disparità rispetto all'Osservatorio nazionale sulla Famiglia, che ha avuto esattamente il doppio degli stanziamenti, sproporzione ancora più evidente se ad esso si aggiungono altri 10 milioni di euro espressamente allocati per l'elaborazione del Piano Nazionale per la Famiglia".

Povertà, dispersione scolastica, discriminazione, sfruttamento e abuso: un colpo di spugna sui diritti I bambini e gli adolescenti residenti in Italia al primo gennaio 2007 erano 10.089.141, di cui 666.393 di origine straniera (1). La maggioranza è di sesso maschile (2) ed è residente nel Nord Italia. "Troppi di loro, ancora oggi, vivono privati in tutto o in parte di diritti fondamentali, come quello ad una vita dignitosa, all'istruzione, al gioco, alla salute - continua Arianna Saulini, Coordinatrice del Gruppo CRC -. Sono inoltre preoccupanti la disuguaglianza e la disomogeneità geografica nella tutela dei diritti tra le varie aree del nostro paese". Secondo il 4° Rapporto del Gruppo CRC, in Italia è esposto a rischio di povertà il 24% dei minori, quasi uno su quattro. Tale percentuale sale al 35% se si considerano i minori che vivono in famiglie numerose e raggiunge il 40% nel caso di minori che vivono in famiglie monoparentali. I minori più a rischio sembrano essere quelli che vivono in famiglie con entrambi i coniugi lavoratori ma i cui bassi livelli di reddito non riescono ad essere una garanzia di benessere.
Tra le famiglie monoreddito, l'esposizione a rischio di povertà per i figli è del 30%, mentre avere due genitori che lavorano riduce il rischio al 7%, con poche differenze se uno dei due è un lavoratore part-time. La quota di famiglie povere nel Mezzogiorno, infine, è cinque volte quella del resto del Paese. Preoccupante è la correlazione forte che emerge tra il rischio di povertà minorile e l'investimento percentuale in spesa sociale: facendo riferimento al Prodotto Interno Lordo, escludendo le pensioni, la media europea di investimento sociale si attesta intorno al 14% ed ad essa corrisponde un 19% di rischio di povertà minorile; nel nostro Paese dove si investe meno del 10% il rischio di povertà minorile balza al 24% (4).

Relativamente al diritto all'educazione, nell'anno scolastico 2007/2008 nel nostro Paese erano iscritti 7.742.294 alunni. Il dossier del Gruppo CRC di quest'anno lamenta la carenza di dati a livello nazionale relativi al confronto tra alunne straniere e popolazione femminile residente per età corrispondente e per nazionalità, che permetterebbe di leggere la scolarizzazione femminile secondo i criteri dell'età e della nazionalità di provenienza, nonché i dati disaggregati del numero di bambini, bambine e adolescenti rom nelle scuole. La novità più rilevante attuata a partire dall'anno scolastico in corso al momento della stesura del 4° Rapporto del Gruppo CRC, è senz'altro l'innalzamento dell'obbligo scolastico a 16 anni, previsto dalla Legge Finanziaria 2007. "Il nostro auspicio - commenta Arianna Saulini - è che questo provvedimento abbia una ricaduta positiva sul problema della dispersione scolastica, che è grave in Italia". Sono infatti circa 900.000 i giovani che abbandonano prematuramente gli studi, ovvero il 20,6% della popolazione tra i 18 e i 24 anni, con un'incidenza nella componente maschile maggiore di quella femminile (rispettivamente il 23,9% e il 17,1%) (5).

Per quanto concerne i bambini e gli adolescenti particolarmente vulnerabili si denota una carenza di dati relativi ai numerosi fenomeni di sfruttamento e abuso, che pertanto restano sommersi, rendendo più difficile l'adozione di politiche di contrasto. Nel 2007, ad esempio, non è stata fatta nessuna rilevazione sul lavoro minorile per cui continua a mancare una rappresentazione quantitativa attendibile del lavoro minorile in Italia. Esistono delle aree in cui il mancato rispetto del diritto si traduce nel più terribile degli abusi. La pedo-pornografia on line, continua ad essere un fenomeno in continua espansione, nonostante l'acquisita consapevolezza e l'impegno per il contrasto delle istituzioni e delle forze di polizia, sia a livello nazionale che internazionale. La prostituzione minorile straniera femminile coinvolge minori provenienti soprattutto dalla Romania, dall'Albania, dalla Moldova e dalla Nigeria, molte delle quali sono vittime di tratta. Oramai comprovata da tempo è l'esistenza della prostituzione minorile straniera maschile, rivolta ad uomini, esercitata da adolescenti o neomaggiorenni provenienti soprattutto dall'Europa dell'Est, in particolare dalla Romania e dalla Moldova, di origine rom o non, e in misura inferiore dal Maghreb; sono stati inoltre registrati anche casi di coinvolgimento di bambini di 8-9 anni, principalmente di origine rumena e rom. La prostituzione minorile italiana riguarda principalmente due target group distinti: il primo è composto da minori appartenenti a famiglie con condizioni sociali, economiche e culturali molto disagiate, che utilizzano la prostituzione (in forme coatte o in parte autonome) quale strategia di sopravvivenza per sé e per il proprio nucleo familiare; il secondo, invece, è composto da ragazzi e ragazze che occasionalmente e autonomamente si prostituiscono per soddisfare bisogni non primari, come acquistare beni di consumo o sostanze stupefacenti.

I minori e la giustizia: l'ascolto in ambito giudiziario, la detenzione o le misure alternative Nel rapporto dello scorso anno, il Gruppo CRC aveva constatato gravi carenze e, in ogni caso, una disomogeneità di fondo nell'applicazione delle misure di protezione previste per i minori che prendono parte ad un processo. "La situazione è purtroppo rimasta immutata, in quanto nessuna delle raccomandazioni contenute nel rapporto è stata accolta - sottolinea la Coordinatrice del Gruppo CRC. - Le procedure relative all'ascolto del minore non hanno ancora raggiunto i necessari livelli di uniformità rispetto alla normativa vigente in materia di tutela dei diritti del minore".

Altro dato che viene evidenziato nel rapporto è l'eccessivo ricorso alla detenzione cautelare in carcere, dato stigmatizzato dal Comitato ONU con riferimento a molti Stati che hanno ratificato la CRC. In Italia, su 393 minori presenti negli Istituti Penali Minorili a giugno 2007, 341 erano detenuti in misura cautelare e 52 in espiazione pena. "La tendenza a ricorrere alla detenzione cautelare in carcere è diffusa nel sistema penitenziario italiano, ma paradossalmente per i minori è persino più forte che per gli adulti.- continua Arianna Saulini - . Alcune categorie di minori, infine, come quelli stranieri, rom, quelli minori residenti nel Sud Italia hanno una evidente disparità di trattamento in palese violazione del principio di non discriminazione, sancito dall'art. 2 della CRC." Sono infatti questi gruppi di minori, insieme ad alcuni minori italiani provenienti da famiglie con difficoltà economiche e con un basso livello di istruzione e di inserimento sociale, ad essere detenuti in carcere, mentre per tutti gli altri minori la riforma del processo penale minorile consente solitamente di evitare la carcerazione. Al giugno 2007, i minori stranieri detenuti in Italia erano 198, mentre gli italiani erano 195 (6), più della metà del totale, nonostante le denunce a loro carico fossero poco più di un quarto del totale.

Media, nuovi media e sport: i rischi del tempo libero In Italia i beni tecnologici più diffusi sono la televisione, presente nel 95,9% delle famiglie e il cellulare (85,5%) (7).
 In particolare, le famiglie italiane con almeno un minorenne che possiedono il personal computer e l'accesso ad Internet sono rispettivamente il 71,2% e il 55,7% dei casi, mentre il telefono cellulare ha raggiunto il 97,9% di diffusione. Per quanto riguarda l'utilizzo di Internet, l'enorme successo che i siti di Social Networking hanno riscontrato nel mondo, ed oggi anche nel nostro Paese, è testimonianza di come le modalità di interazione offerte da questi strumenti consentono di soddisfare bisogni di comunicazione e di espressione importanti, soprattutto tra i più giovani. Tuttavia, il Gruppo esprime preoccupazione in quanto sembrerebbero emergere, da parte degli adolescenti italiani, tendenze di comportamento che denotano una scarsa attenzione ai propri dati personali e ai possibili rischi derivanti dall'incontro da soli di persone conosciute in rete.

I bambini e adolescenti italiani trovano nell'ambiente sportivo il secondo luogo di aggregazione, dopo la scuola. Pratica sport il 22,5% dei bambini tra i 3 e i 5 anni, il 59,5% tra i 6 e i 10 anni, il 65% dei ragazzi tra gli 11 e 14 anni e il 61,9% tra i 14 e i 17 anni (8), per un numero complessivo di circa 3 milioni i giovani tra i 6 e i 18 anni. Dal 4° Rapporto sulla CRC, emergono forti preoccupazioni legate all'utilizzo di doping: la percentuale di giovani tra i 14 e i 19 anni che assumono sostanze dopanti oscillano tra l' 1% e il 3% (9), mentre il 15% fa uso di integratori.

Le Raccomandazioni del Gruppo CRC Il dossier, nelle intenzioni delle organizzazioni che hanno partecipato alla sua elaborazione, vuole essere uno strumento utile al Governo, appena insediatosi, per affrontare il prossimo rapporto periodico del Governo italiano al Comitato ONU sui Diritti del Fanciullo, previsto per l'ottobre 2008, in cui il nostro Paese sarà chiamato a relazionare sulle azioni intraprese in questi anni per migliorare i diritti dell'infanzia e per attuare le Osservazioni Conclusive del Comitato ONU sullo stato di attuazione della CRC in Italia, stilate nel gennaio 2003, e dei due Protocolli Opzionali alla CRC, inviate nel giugno 2006.

Il 4° rapporto del Gruppo CRC intende promuovere la piena attuazione dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza in Italia. A tal fine, il network di associazioni e organizzazioni che ne fanno parte raccomandano:
- la nomina in tempi brevi della Commissione Parlamentare per l'Infanzia e la promozione di un maggior coordinamento in merito alle politiche per l'infanzia, nonché la continuità dei lavori dell'Osservatorio Nazionale Infanzia come organismo principe deputato all'indirizzo e promozione generale delle politiche per l'infanzia e l'adolescenza;
- l'adozione in tempi brevi del Piano Nazionale Infanzia; - l'approvazione immediata della legge istitutiva del Garante Nazionale Infanzia;
- la previsione di un sistema di monitoraggio delle risorse destinate all'infanzia a livello nazionale e regionale, che venga reso pubblico annualmente;
- un'attenzione trasversale alla non discriminazione in modo che tutti i diritti della CRC siano garantiti a tutti i minori presenti su territorio italiano, indipendentemente dall'etnia, dalla nazionalità, dallo status socio-economico o dalle regioni di provenienza;
- la promozione di un'effettiva partecipazione dei minori in tutti i contesti che li riguardano, in particolar modo in ambito scolastico e istituzionale, sia locale che nazionale, con la previsione di adeguati strumenti di consultazione adeguati.

La versione integrale del Rapporto è scaricabile dal link: www.savethechildren.it/pubblicazioni  

Per ulteriori informazioni:
Ufficio stampa Save the Children Italia
Tel: 06.48.07.0071/23
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