"Ma dalle informazioni sinora disponibili e in attesa di approfondire l'analisi - aggiungono le portavoce - possiamo già rilevare che alcuni dei provvedimenti annunciati rischiano di criminalizzare i migranti ed i Rom e attribuiscono una rilevanza penale a comportamenti che sino ad oggi sono stati considerati nell'ambito del disagio sociale".
"Non è l'emigrato che sceglie di essere irregolare ma è la legge che lo obbliga: infatti l'unico modo per entrare in Italia è la chiamata diretta e non esiste un datore di lavoro che assuma senza conoscere il lavoratore (prova ne sono le 720mila domande di datori di lavoro giacenti presso il Ministero dell'Interno che richiedono il nulla osta per l'ingresso di lavoratori che "avrebbero dovuto" trovarsi nel Paese d'origine ma che in realtà erano già in Italia all'atto della presentazione della domanda). E inoltre non esiste alcuna lista dei lavoratori stranieri disponibili".
"La delicatezza della situazione dei Rom richiede poi una politica attenta che non preveda semplicemente gli sgomberi, ma elabori prima un chiaro piano di accoglienza sul territorio che eviti loro di vivere in condizioni disumane e inaccettabili per una società civile".
"Invitiamo il Governo ad aprire un confronto con le parti sociali - continuano Mazzocco e Guidotti - riflettendo soprattutto sulla tutela dei diritti fondamentali garantiti a tutti gli individui dal diritto internazionale e dall'art. 3 della nostra Costituzione" .
"Riteniamo che il reato di clandestinità incluso nel cosiddetto Pacchetto Sicurezza per queste parti sia incompatibile con la nostra tradizione democratica, attenta ai diritti civili di ogni essere umano. Ciò che può garantire la sicurezza sul territorio è l'applicazione del diritto e la certezza della pena, accompagnate dall'espulsione dei cittadini stranieri irregolari che commettono reati. Il che non inficerebbe la tutela dei diritti sociali e di cittadinanza di tutti coloro che vivono e lavorano onestamente in Italia".
"Sottolineiamo infine il fatto che il provvedimento si concentri prevalentemente sulla sicurezza a discapito di un approfondimento della politica dell'immigrazione che è fatta anche di accoglienza e integrazione sociale. Non è possibile valutare un provvedimento sulla sicurezza senza avviare queste politiche con il coinvolgimento della società civile organizzata, che è l'unico modo per garantire sia i cittadini italiani che e i nuovi venuti".
"Per tutti gli altri provvedimenti enunciati - concludono Guidotti e Mazzocco - ci riserviamo di esprimere un giudizio di merito in seguito".