"La lentezza del governo nel rilasciare i visti sta costando vite umane e alcuni donatori stanno ritardando l'invio degli aiuti, nel timore che questi saranno imboscati dai militari" - ha dichiarato Benjamin Zawacki, ricercatore di Amnesty International su Myanmar.

Amnesty International ha chiesto pertanto al governo di Myanmar di rimuovere le restrizioni al rilascio dei visti e alle procedure doganali che, negli ultimi giorni, hanno ostacolato l'ingresso degli organismi umanitari internazionali e rallentato la distribuzione degli aiuti. Sebbene alcuni aiuti internazionali siano arrivati nell'ex capitale Yangon, il governo non ha ancora approntato lo sforzo logistico indispensabile per portare assistenza alle popolazioni maggiormente colpite nel sud del paese.

L'esperienza successiva ad altri disastri naturali, come lo tsunami del 2004, ha dimostrato che la protezione dei diritti umani è la premessa indispensabile di un aiuto efficace e di una ripresa sostenibile.
Per questo motivo, Amnesty International ha chiesto al governo di Myanmar di cooperare strettamente con gli organismi internazionali di soccorso e istituire meccanismi chiari e trasparenti per distribuire gli aiuti, sulla base delle effettive necessità e senza discriminazioni di colore, sesso, etnia, lingua, opinione politica, origine sociale o altro status. In situazioni post-disastro, sottolinea l'organizzazione per i diritti umani, le donne sono particolarmente a rischio di subire violenza sessuale e di solito ricevono meno aiuti del necessario.

Il governo di Myanmar deve inoltre assicurare che gli sfollati, circa un milione, siano assistiti con la massima urgenza attraverso la fornitura di riparo, cibo, acqua e cure mediche. Dati i precedenti, che hanno visto il governo di Myanmar trasferire forzatamente i propri cittadini, Amnesty International preme sulle autorità affinché si astengano dall'uso della forza nei confronti degli sfollati.

Amnesty International teme che, a causa della diffusa corruzione e del comportamento autoritario del governo, questo possa manipolare gli aiuti per ordinare trasferimenti forzati della popolazione, con l'obiettivo di ridurre o sopprimere il sostegno ai gruppi di opposizione.

Ogni trasferimento di sfollati interni dovrà essere volontario, a meno che stringenti motivi d'incolumità o di salute possano richiedere una veloce evacuazione delle popolazioni interessate.

"In situazioni di crisi e di emergenza, i diritti umani sono più che mai a rischio" - ha ammonito Zawacki. "Per questo, è fondamentale che il governo di Myanmar e tutti gli altri soggetti coinvolti nella fase post-disastro riconoscano e sostengano il ruolo centrale dei difensori dei diritti umani, compresi coloro che prendono parte all'azione umanitaria e coloro che controllano che non si verifichino violazioni nelle fasi di assistenza e di ricostruzione".

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Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361,
e-mail: press@amnesty.it  

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