Di Ettore Colombo
Oltre 1300 milioni di euro. A tanto ammontano le erogazioni delle fondazioni bancarie nel 2004, secondo proiezioni fatte in base ai bilanci delle prime 16 per patrimonio. È questo solo uno dei dati, forse il più eclatante, che è stato presentato oggi a Roma durante la tavola rotonda "Sussidiarietà, sviluppo e corpi intermedi della società", organizzata dall'Acri (associazione delle casse di risparmio italiane e delle fondazioni di origine bancaria) in occasione della V giornata della Fondazione. Eredi dell'attività filantropica svolta fin dai secoli scorsi dalle casse di risparmio e dalle banche del monte, oggi in Italia ci sono 88 fondazioni che operano nel territorio, per il 48,4 per cento nella provincia di appartenenza, in vari settori (arte e cultura, istruzione, assistenza sociale, ricerca, sanità, promozione delle comunità locali). "Le fondazioni di origine bancaria sono importanti corpi intermedi della società, come li ha definiti la Corte costituzionale con una sentenza nel 2003 - ha esordito Giuseppe Guzzetti, presidente dell'Acri - e si stanno rivelando qualcosa di ben più importante per il paese di quanto non si ipotizzasse alla loro nascita. E oggi - ha continuato Guzzetti - sono una risorsa unica per dare slancio anche in Italia al Terzo settore, che potrebbe rappresentare la realizzazione più autentica del concetto di sussidiarietà".
Vere e proprie istituzioni della società civile sono le fondazioni secondo Savino Pezzotta, segretario generale della Cisl, intervenuto alla tavola rotonda. "E sono elementi importanti della società civile per affrontare una serie di questioni. Va garantita la loro autonomia e la capacità di intervento, ma devono fare un passo in più per diventare soggetti di sviluppo". E il ruolo delle fondazioni non è da sottovalutare neppure per Maurizio Lupi, deputato di Forza Italia e promotore dell'intergruppo parlamentare per la sussidiarietà. "Le fondazioni sono in grado di fornire un importante contributo nelle situazioni strategiche, per esempio nel caso delle multiutilities. Perché Aem e Asm devono essere gli unici due player, peraltro figli delle istituzioni, della partita sulla multiutility lombarda? Devono avere la capacità di mettersi insieme privati, istituzioni e fondazioni. D'altronde - ha sottolineato Lupi - rientra nella storia e nel ruolo delle fondazioni stare a fianco delle istituzioni". Lavorare insieme è importante, ma a questo scopo è necessario "creare meccanismi partecipativi, dialoganti e non utilizzare invece risorse per meccanismi difensivi" sostiene Pierluigi Bersani, parlamentare europeo Ds.
Non ha dubbi sul buon funzionamento del rapporto tra importanti players e territorio il sociologo Aldo Bonomi, direttore della rivista Communitas e moderatore della tavola rotonda odierna, che ha spiegato come "le fondazioni sono un bene competitivo territoriale. Basta guardare il vantaggio sociale dei luoghi in cui operano", ha precisato Bonomi lamentando la scarsa presenza delle fondazioni di origine bancaria in alcune aree del paese, soprattutto nel Mezzogiorno (per cui l'Acri ha promosso il "Progetto Sviluppo Sud", ndr). Ma le fondazioni possono essere anche "soggetti che aggregano la neo-borghesia sul territorio, dei nuovi soggetti di cui il paese ha bisogno nell'attuale welfare society" ha chiosato Bonomi. Gli ha fatto eco Luca Volontè, capogruppo parlamentare dell'Udc, parlando di "welfare della socialità" che le fondazioni creano nelle zone in cui esplicano le proprie attività.
Vita, 4 aprile 2005