...Il ritorno a Luanda è stato una vera gioia, ad accogliermi una serie di abbracci affettuosi, di amici, giovani e vecchi, chiari e scuri, angolani 'puri' o 'adottati', tutti accomunati dalla consapevolezza di quanto camminare assieme, condividere l'esperienza crei legami più forti della distanza e della differenza di cultura. E così mi sono ributtata a capofitto nella ricerca di quegli sguardi dignitosi che sono la benzina di ogni giorno, la bellezza della gente che non si abbandona alle disgrazie del passato, ma cerca le sfide del futuro, mentre la terra, rossa e calda come il fuoco ti arriva negli occhi, ed entra nei polmoni fino a toglierti il fiato.... è di nuovo Africa... Tra tutti questi giorni di 'lezione di vita', perchè di questo si tratta vivere e condividere con questo popolo, è imparare giorno dopo giorno quanto sia bello vivere, per poter gioire delle piccole vittorie quotidiane, o saper soffrire, perchè anche la sofferenza arricchisce, porta con sè una conoscenza più profonda di sè stessi e degli altri... Tra tutti questi giorni di 'lezione', dicevo, volevo raccontarvi una serata particolare tra i ragazzi di strada. Giovedì Santo, ci raduniamo verso le 19 assieme al gruppo di bambini e ragazzi del 1 de Mayo (una piazza della città dove vivono) che ormai ci conosce bene... come sempre sono intontiti dalla benzina, mi guardano con occhi lontanissimi, ma cercano la mia approvazione. Ad uno ad uno entrano con i piedi in un catino riempito di tempera e poi pestano un foglio bianco, dove lasciano la loro impronta. E' il simbolo del cammino della propria vita, come spiego quando tutti hanno lasciato i loro 'passi', ognuno va in una direzione diversa, sappiamo dove siamo oggi, ma non sappiamo dove arriveremo, ma la meta dipende da ogni passo che decidiamo di fare, soli o in compania di chi scegliamo essere la nostra Guida... Sorridono guardandosi i piedi blu e rossi, si siedono uno affianco all'altro, commentano a voce altissima, si spingono e si fanno piccoli dispetti, poi si rendono conto che sto lavando i piedi di ciascuno di loro, Suor Marinete, al mio fianco li asciuga con un panno pulito. Uno a uno immergo i loro piedi nell'acqua, sfrego perchè il colore se ne vada; al passare tra le mie mani i loro piedi mi impressiona sentire come siano durissimi, pieni di calli e cicatrici... Paizinho mi guarda sospetto, ritrae i piedi con vergogna 'no, non voglio, me li lavo da solo', mi dice, 'no, gli rispondo, non ti preoccupare, vorrei lavarteli io!!' In quel momento nell'acqua è caduta anche qualche mia lacrima, per l'ingiustizia di questa situazione, per chi cammina scalzo tra l'immondizia e chi su scarpe di marca cammina con i paraocchi e non conosce Paizinho ed i suoi piedi callosi... Io intanto ringrazio per aver ricevuto questo regalo...

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