'Jubilee Debt Campaign' denominata "Drop the debt Fast" è una "maratona del digiuno" che, partita sabato scorso dalla Liberia, toccherà 36 paesi strozzati dal debito prima di tagliare il traguardo il 18 maggio a Birmingham in Gran Bretagnasono dove sono attese 70mila persone per comporre una "catena umana" simbolo delle catene del debito dei paesi più poveri. L'unico paese europeo inserito nella campagna, è la Moldavia, con i suoi due miliardi di dollari di debito.
"Uno sciopero della fame con l'intento di scuotere le coscienze dei potenti della Terra che in troppe occasioni hanno promesso, senza poi rispettare l'impegno preso, la cancellazione dei debiti nei confronti delle nazioni più povere" - affermano i promotori dell'iniziativa. Secondo i dati disponibili di 'Jubilee debt campaign' i paesi del Sud del mondo sarebbero debitori per circa 100 milioni di dollari al giorno considerando solo gli interessi su prestiti internazionali.
Oggi, 16 aprile, il Belize sarà il primo paese dell'America Latina ad ospitare la maratona che, partita dalla Liberia, ha gia toccato Nepal, Bangladesh e Cambogia. Più avanti toccherà, tra gli altri, Angola, Ecuador, Egitto, Vietnam, Armenia, Mongolia, Indonesia, Libano e Paraguay. Tutte questi paesi hanno in comune il fardello sempre più insostenibile dei debiti nei confronti delle potenze internazionali, a cui si aggiunge una crescente scarsità di beni alimentari oltre all'aumento del costo della vita.
A causa del rapido aumento del costo dei generi alimentari oltre 100 milioni di persone nei Paesi poveri rischiano di tornare nella miseria afferma un recente rapporto della Banca mondiale. Il rapporto segnala che il prezzo globale del grano è cresciuto del 130%, la soia dell'87%, il riso del 74%, il mais del 31% con un aumento generale dei prezzi alimentari pari all'83% in tre anni. In questo contesto - denunciava nei giorni scorsi ActionAid - non va dimenticato il ruolo determinante delle multinazionali dell'agricoltura: "A partire dagli anni '80 il mercato agroalimentare ha subìto un lento e inesorabile processo di accentramento nelle mani di poche multinazionali che controllano oggi ben il 75% del mercato globale e che sono le stesse che in queste settimane stanno guadagnando cifre ingenti dal vertiginoso aumento dei listini".
I promotori della 'Jubilee Debt Campaign' da anni pongono l'attenzione sul problema debito, la cui definitiva risoluzione viene annualmente posticipata anche in sede Onu. La scelta di concludere la "maratona del digiuno viaggio dei digiuni" a Birmingham non è casuale. Dieci anni fa, dal 15 al 17 maggio 1998, in occasione del G8 nella città inglese 'Jubilee Debt campaign' per chiedere la cancellazione del debito dei Paesi poveri convocò nella città 70mila manifestanti che diedero vita a un'immensa catena umana. A un decennio di distanza, la promessa della soppressione dei debiti che in quell'occasione fecero gli allora presidenti di Usa, Canada, Russia, Francia, Inghilterra, Germania, Italia e Giappone, è stata mantenuta solo in minima parte. Per questo gli organizzatori vogliono riproporre quella catena umana il prossimo 17 maggio, sperando di coinvolgere un numero di manifestanti che superi la cifra di 70mila toccata quel giorno.
In Italia, tra i primi ad aderire unendosi al digiuno è stato padre Alex Zanotelli che ha lanciato dal sito di Nigrizia un appello all'adesione . Nel suo messeggio padre Zanotelli ricorda le parole cel direttore generale della Fao, Jacques Diouf, secondo cui "l'inflazione globale non dipende solo da elementi contingenti, ma da fattori strutturali; se il cosidetto Nord del mondo non cambierà modello di sviluppo, la bolletta per i cereali nei paesi poveri continuerà a crescere". E padre Zanotelli ne sottolinea diversi "fattori strutturali" tra cui la 'finanziarizzazione dell'economia', l'inflazione galoppante, il pesante debito che grava sulle spalle dei poveri, l'ascesa dei prezzi del petrolio e soprattutto, ora, la scelta dei biocarburanti.
"Quest'ultima è particolarmente grave" - dice p. Zanotelli. "Tanti paesi del Sud metteranno a disposizione milioni di ettari di terreni buoni togliendoli alla produzione di cibo che andrà sempre più scarseggiando: 14 milioni di ettari in Brasile, 120 milioni in India, 370 milioni in Africa per i biocarburanti". "Chi ne pagherà le conseguenze saranno sempre i poveri. A questo bisogna aggiungere i cambiamenti climatici che faranno aumentare alluvioni e siccità che renderanno ancora più precaria la produzione di cibo". Per questo 'Jubilee 2000' ha lanciato un digiuno internazionale che si concluderà a Birmingham con una catena umana il 18 maggio. "Oggi ho iniziato anch'io a digiunare" - conclude p. Alex. "Spero che altri seguiranno in Italia per sollecitare l'opinione pubblica italiana. E' un vergogna che la campagna elettorale in Italia, appena conclusa, non abbia per nulla affrontato tali temi. Le rivolte del pane di questi giorni nel Sud del mondo sono lì a ricordarci la profonda ingiustizia che potrebbe innescare 'la collera dei poveri', l'altra bomba atomica del terzo millennio". [GB]