Basilea 2 per il 56% delle pmi vorrà dire aumento del costo del denaro: ma anche, nel 65% dei casi, una maggiore trasparenza nel mercato del credito: è quanto emerge da un sondaggio sugli effetti di Basilea 2 per le Pmi, condotto su un campione di circa 250 imprese da TQL e studio Bernoni per ItaliaOggiSette, che verrà pubblicato nel numero in edicola domenica primo maggio. L'accordo, riferisce l'Ansa, che ridisegna i requisiti per l'accesso al credito delle imprese, lascia comunque dormire sonni tranquilli alle piccole e medie imprese che dichiarano nel 20% dei casi di non avere, per il momento, intenzione di adeguarsi a Basilea 2, e nel 35% casi di escludere qualunque tipo di preparazione. L'effetto è dovuto alla percezione di una scadenza lontana nel tempo e alla possibilità di rinviare le decisioni al momento della richiesta del finanziamento all'istituto di credito. Il 44,8%, invece, si sta attrezzando attraverso strumenti che puntano ad aumentare la ricapitalizzazione dei patrimoni societari. Mentre ancora poco noto è l'utilizzo degli strumenti finanziari introdotti dal nuovo diritto societario: il 56% infatti non valuta il ricorso alle particolari categorie di azioni o ai patrimoni destinati per migliorare il proprio biglietto da visita per l'accesso al credito con le banche. Ma come vedono Basilea 2 le imprese? Il 42,5% degli intervistati è ottimista e ritiene che l'accordo sul credito favorirà il finanziamento delle aziende meritevoli ma allo stesso tempo una stessa percentuale il 42,5% pensa esattamente il contrario e cioé che il ricorso al finanziamento diventerà più difficile. Dall'inchiesta risulta infine che nel 65% dei casi le pmi si rivolgeranno ai dottori commercialisti per valutare gli aspetti derivanti dall'introduzione di Basilea 2 relativamente allo stato di salute dell'azienda.
Vita, 29 aprile 2005