E' quanto chiede Save the Children, a commento dell'ulteriore rinvio della firma dell'accordo di pace da parte di Joseph Kony, leader del Lord's Resistance Army (LRA).
"I bambini dell'Uganda hanno vitale bisogno della pace, dopo 21 anni di guerra. Chiediamo alle parti in causa di ascoltare la loro voce e di fare ogni sforzo affinché nei prossimi giorni si arrivi alla firma dell'accordo di pace, senza ulteriori dilazioni e condizioni", commenta Alexandra Poder, Regional Manager di Save the Children in Nord Uganda. "Il conflitto che ha insanguinato l'Uganda è stato da più parti definito una guerra contro i bambini, obiettivi e vittime principali degli scontri, rapiti in gran numero e costretti a combattere come bambini-soldato. Le cifre intorno al numero di minori arruolati nel Lord's Resistance Army sono discordanti e oscillano dai 20.000 ai 60.000 nel corso dei venti anni di guerra", prosegue Alexandra Poder. "Attualmente sarebbero almeno 1.500 i minori ancora nelle file di questo esercito, composto per l'80% da bambini e bambine. Ad essi bisogna aggiungere i cosiddetti bambini fantasma: circa 10.000 minori, per lo più rapiti dal LRA e di cui non si sa più nulla. La pace è assolutamente necessaria e non rimandabile se vogliamo offrire un futuro e nuove e diverse condizioni di vita a tutti questi bambini, così profondamente segnati e colpiti dalla guerra", conclude il Regional Manager di Save the Children.
In particolare, uno dei primi atti concreti della pace, secondo Save the Children, dovrà essere il rilascio incondizionato dei minori e delle donne ancora arruolati nel Lord's Resistance Army: "come Save the Children abbiamo lavorato per rinforzare le capacità di accoglienza dei nostri centri di accoglienza e siamo pronti a dare a questi bambini tutto il supporto necessario non appena, speriamo molto presto, verranno liberati e potranno rientrare nel paese ", continua Alexandra Poder
"Dove inizia la pace"Massima priorità inoltre, secondo Save the Children, deve essere data alla riabilitazione e ricostruzione del sistema scolastico, affinché le scuole in Uganda del Nord tornino ad essere un luogo sicuro e in grado di garantire un'istruzione di qualità a tutti i bambini, con speciale attenzione ai bambini-soldato.
"Purtroppo scuole , insegnanti e alunni sono stati un bersaglio privilegiato della guerra", commenta ancora Alexandra Poder.
"Più della metà degli edifici scolastici di Gulu, Kitgum, Pader, Lira sono stati distrutti nel corso del conflitto. D'altra parte gli accordi di pace parlano esplicitamente di riabilitazione del sistema scolastico nel Nord Uganda e quindi auspichiamo che il governo si impegni da subito e al massimo in questa direzione".
Una mobilitazione internazionale su pace ed educazione Perché, come sostiene anche il recente rapporto di Save the Children Dove inizia la pace, la scuola e una adeguata istruzione sono uno straordinario strumento di costruzione della pace. Si stima, per esempio, che ogni anno in più di scuola riduca del 20% il rischio che un minore possa essere coinvolto in una guerra come bambino-soldato, e contribuisca ad un crescita del 10% del salario di una persona.
Convinta e consapevole di ciò, Save the Children ha lanciato in questi giorni, una grande consultazione internazionale sul ruolo dell'educazione nei paesi in conflitto o post-conflitto, con incontri, conferenze, eventi in tutto il mondo: due si terranno anche in Italia, a maggio, a Roma e a Milano.
Una grande attività di pressione sulle opinioni pubbliche, i governi nazionali e le istituzioni internazionali affinché adeguati investimenti in educazione diventino parte degli accordi e delle trattative di pace dei paesi reduci da guerre.
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