Il mondo è dominato dalla legge del più forte e siamo tutti più insicuri. Disuguaglianze, scempio delle risorse naturali, guerre, regimi totalitari e violenza dilagano ad ogni latitudine. Diritti elementari come abitare, nutrirsi, curarsi, istruirsi diventano occasione di profitto per pochi e motivo di sofferenza per milioni di persone.

A sessant'anni dalla Dichiarazione Universale dei diritti umani, la loro negazione è normalità quotidiana in un mondo basato sulla competizione. E' vera crisi di civiltà, perché una società in cui perde valore la dignità umana prepara per le generazioni future un pianeta inabitabile, devastato dai conflitti.

Il nostro Paese non è immune da tutto questo. La precarietà e la povertà crescenti, l'ingiustizia economica, la devastazione ambientale e la violenza nella vita quotidiana producono insicurezza e tensioni, avvelenano le relazioni sociali e mortificano l'idea del bene comune.

La politica fa sempre più fatica a mediare fra i diversi interessi sociali, ad offrire ai cittadini un orizzonte di senso, un'interpretazione del presente e un'idea di futuro. Si chiude nelle istituzioni e si allontana dalla gente, rincorre i sondaggi e gli umori della parte più forte della società anziché guardare all'interesse generale.

La società impaurita invoca misure repressive per difendersi. Ma una comunità che decide di penalizzare i più deboli finirà per generare nuovi conflitti e paure. La vera sicurezza di ciascuno è farsi carico della sicurezza degli altri, conciliare diritti e libertà individuali con le responsabilità collettive.

Abbiamo bisogno della cultura per reagire a questo stato di cose, perché una società ignorante è più facilmente violenta ed ingiusta. Solo gli strumenti della conoscenza, del confronto e del dialogo possono aiutarci a capire le trasformazioni in cui siamo immersi. La cultura è la chiave dell'autonomia e della libertà delle persone, la condizione della cittadinanza responsabile.
Abbiamo bisogno di politiche sociali più efficaci per un benessere che rafforzi la coesione sociale. Il sistema di welfare non è solo risarcimento per gli ultimi, è investimento nel capitale umano e nel futuro, motore di uno sviluppo fondato sulla qualità della vita, la dignità e l'uguaglianza dei cittadini.

Abbiamo bisogno di una politica migliore, che torni ad essere pratica collettiva dell'impegno civile, strumento di comune consapevolezza. Che sappia animare la discussione pubblica, offrire ai cittadini la possibilità di esprimersi e dare voce ai propri diritti. Una politica di pace, schierata dalla parte dei più deboli, del diritto internazionale e del disarmo.

Abbiamo bisogno di ripartire dalle persone, dalle relazioni umane e dai legami sociali per riempire il vuoto di cultura civile. Per questo facciamo associazionismo. Per contrastare l'ignoranza, l'insicurezza e la solitudine del nostro tempo. Per resistere alla crisi di civiltà, e ricostruire il senso di una comunità di cittadini liberi, più giusta e solidale.

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