di Stefano Magni
Prima le donne devono coprirsi, poi devono farsi esplodere per la "giusta causa".
In soli due giorni, a Teheran, sono questi i messaggi lanciati dal regime dei mullah al gentil sesso iraniano: il 19 aprile è arrivato l'invito al "pudore" da parte del comando della polizia di Teheran, il giorno dopo le donne sono state invitate a iscriversi nelle associazioni dei "martiri" suicidi.
Il vero e proprio avvertimento della polizia giunge direttamente dal brigadiere generale Morteza Talaie, comandante in capo delle forze di polizia di Teheran. Il generale "le manda a dire", non minaccia direttamente la repressione, ma invita la stampa a far presente alcuni obblighi morali: "La stampa deve intraprendere un'azione decisa contro coloro che disturbano la sicurezza e l'ordine morale con il loro comportamento e i loro vestiti", sostenendo che la maggior parte delle lamentele ricevute dalla polizia riguardano donne non sufficientemente coperte.
E l'alto ufficiale prosegue sostenendo che, l'ultimo anno, a Teheran, le donne si stanno "comportando come top model" (e che ideologia è quella in cui "top model" è un insulto?).
È soprattutto in questi ultimi mesi che, anche nei giornali e nei settimanali italiani, si vedono frequentemente immagini di donne iraniane, al bar o a fare shopping, con veli "simbolici" che lasciano scoperti quasi tutti i capelli.
Sembrava che qualcosa si stesse muovendo? evidentemente se ne sono accorte anche le autorità locali e la risposta non si sta facendo attendere.
Un esempio di virtù femminile approvato dalle autorità, invece, è arrivato il giorno dopo: il 20 aprile. Erano centinaia, soprattutto donne, a celebrare i "martiri" palestinesi e a promettere di seguirne l'esempio. La manifestazione, sponsorizzata da associazioni filo-governative quali la Fondazione dei Martiri, il Comitato di Assistenza Khomeini e organizzato dallo Stato Maggiore per la Celebrazione dei Martiri della Jihad Globale, non è stata solo una celebrazione di caduti, ma un vero e proprio reclutamento di uomini e donne-bomba. Secondo gli organizzatori, infatti, anche 150 donne (oltre ai volontari maschi) hanno firmato e si impegnano a partecipare ad attacchi suicidi contro bersagli statunitensi e israeliani.
L'ayatollah Hossein Nouri Hamedani, d'altra parte, commenta che queste azioni "? sono permesse e importanti nella guerra santa per il bene di Allah, quando la differenza tra le forze dell'esercito di Allah e quelle del nemico sono così grandi e non c'è altro modo di colpire il nemico nei suoi punti strategici".
L'opinione, 23 aprile 2005