"Il PAM ha bisogno di donatori che rispondano ai bisogni vitali di coloro che fanno ritorno nel paese, molti dei quali donne e bambini, in questo momento critico", ha detto il Direttore del PAM in Burundi, Jean-Charles Dei. "Sarebbe una tragedia non essere in grado di rispondere ai bisogni dei rifugiati di rientro nel loro paese".

"Senza contributi immediati, il nostro sostegno a coloro che ritornano a casa sarà messo a rischio", ha detto Dei.
Nel 2007, una commissione composta dal governo del Burundi, della Tanzania e da UNHCR concordarono che quanti erano fuggiti dal Burundi nel 1993 avrebbero dovuto essere rimpatriati. Quest'anno si prevede che saranno 60.000 i rifugiati che rientrano. Era stato anche annunciato un calendario di chiusura dei campi in Tanzania per il 2008.
La commissione concordò anche che quanti erano fuggiti dal Burundi nel 1972 e che ancora vivevano nei campi della Tanzania potessero o rimanere in Tanzania chiedendo la cittadinanza o ritornare in Burundi.
Dei 218.000 rifugiati interessati, circa 30.000 hanno espresso il loro desiderio di tornare in Burundi. Nel 1972, centinaia di migliaia di persone scapparono dal Burundi verso la vicina Tanzania per sfuggire al conflitto, seguiti da altre migliaia nel 1993. Il Burundi sta emergendo da 14 anni di guerra civile che ha ucciso oltre 300.000 persone e causato oltre un milione di sfollati nella regione.

In collaborazione con l'UNHCR, il PAM e i suoi partners si sono quindi immediatamente mobilitati per incoraggiare i ritorni volontari attraverso l'aumento del "pacchetto alimentare" per ogni famiglia, passato da una razione per tre mesi a una di sei mesi. L'agenzia ONU per i rifugiati fornisce 50.000 franchi del Burundi (circa 45 dollari) a ogni rifugiato che ritorna nel paese. Ciascuna famiglia di rifugiati del Burundi che lascia la Tanzania riceve pasti pronti del PAM nei campi di transito prima di ricevere una razione di un mese per il viaggio di rientro. Le rimanenti razioni per cinque mesi sono distribuite alle famiglia quando raggiungono le loro comunità d'origine dalla CED/Caritas, partner del PAM.

Per rispondere ai bisogni urgenti di quanti ritornano nel paese, il PAM è già stato costretto a tagliare le razioni a molti dei suoi beneficiari in Burundi, inclusi bambini che ricevono i pasti a scuola e le mamme dei bambini in cura per la malnutrizione. I progetti di ?cibo in cambio di lavoro' e di ?cibo in cambio di addestramento professionale' sono stati sospesi. Il PAM rischia di avere una grave interruzione nella catena dei rifornimenti alimentari a maggio e giugno, proprio quando si stima che il rientro dei rifugiati raggiunga l'apice. Oltre all'operazione per assistere chi rientra, il PAM ha bisogno di ulteriori 20 milioni di dollari per realizzare le proprie operazioni in Burundi, sino alla fine di giugno,.

"E' decisivo, per consolidare la pace in Burundi, che non solo chi rientra ma anche le comunità che accoglieranno queste persone, possano essere assistite in un momento così importante nella storia del paese", ha detto Dei.

Il PAM in Burundi attualmente fornisce assistenza alimentare a 600.000 persone ogni mese, inclusi agricoltori con piccoli appezzamenti, le donne e i bambini presso i centri nutrizionali e sanitari, i rifugiati congolesi, le famiglie colpite da HIV/AIDS e i bambini che ricevono un pasto a scuola.

I donatori per l'operazione del PAM in Burundi di riabilitazione da conflitti includono: Stati Uniti (13,3 milioni di dollari), Giappone (7,7 milioni di dollari), UN CERF (5,8 milioni di dollari - per CERF vedere: http://ochaonline.un.org), Commissione Europea (5,5 milioni di dollari), Canada (4,2 milioni di dollari), Fondi multilaterali (3,2 milioni di dollari), Regno Unito (2,7 milioni di dollari), Belgio (2,4 milioni di dollari), Paesi Bassi (1,9 milioni di dollari), Francia (1,8 milioni di dollari), Germania (1,4 milioni di dollari), Irlanda (1,3 milioni di dollari), Svizzera (1 milione di dollari), Norvegia (901.000 dollari), Finlandia (670.000 dollari), Lussemburgo (640.000 dollari), Cina (250.000 dollari).

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