Le informazioni provengono dalla testimonianza di un detenuto che ha accettato di parlare solo con Amnesty International: si tratta di uno yemenita di 31 anni, Khaled Abdu Ahmed Saleh al-Maqtari, rilasciato recentemente dopo un lungo periodo di detenzione segreta. Inizialmente "detenuto fantasma" nel carcere iracheno di Abu Ghraib, è stato trasferito in una prigione diretta dalla Cia in Afghanistan e, da lì, in località segrete, dove ha trascorso due anni e mezzo in completo isolamento, senza accusa, processo o accesso a una procedura equa. Nel suo colloquio con Amnesty International, ha denunciato numerosi episodi di tortura e di altri maltrattamenti.
"La testimonianza di Khaled al-Maqtari getta maggiore luce sulla condotta illegale degli Usa nella ?guerra al terrore'. Nonostante abbia riferito di essere stato sottoposto a crimini internazionali, come la sparizione forzata e la tortura, le sue denunce non sono mai state indagate. La segretezza che circonda il programma va di pari passo con la completa assenza di responsabilità penale" - ha dichiarato Anne FitzGerald, di Amnesty International.
Khaled al-Maqtari fu arrestato nel gennaio 2004 a Fallujah, Iraq, nel corso di un'irruzione dell'esercito statunitense in un mercato nel quale si sospettava venissero vendute armi. Furono arrestate almeno 60 persone. Venne condotto, senza essere registrato, nella famigerata prigione di Abu Ghraib, dove divenne un "detenuto fantasma". Lì, secondo il suo racconto, fu picchiato, costretto a rimanere sveglio, sospeso a testa in giù in posizioni dolorose, minacciato coi cani, sottoposto a freddo intenso e ad altre forme di tortura.
In un'occasione, dopo essere stato picchiato da tre uomini all'interno di una piccola stanza, fu obbligato a rimanere nudo in piedi su una sedia, di fronte a un potente impianto di aria condizionata, tenendo in mano un'intera cassa di acqua minerale. Veniva periodicamente bagnato con acqua fredda, cosa che lo faceva tremare così tanto da non riuscire a rimanere in piedi. Khaled al-Maqtari ha inoltre raccontato di essere stato appeso per i piedi, con le braccia legate dietro la schiena, mentre una carrucola lo issava e lo abbassava verso la cassa dell'acqua.
Dopo nove giorni d'interrogatori ad Abu Ghraib, Khaled al-Maqtari fu caricato su un aeroplano e portato in un centro segreto di detenzione gestito dalla Cia in Afghanistan, dove rimase altri tre mesi. I documenti di volo ottenuti da Amnesty International confermano che un jet di una compagnia ombra della Cia decollò dall'Aeroporto internazionale di Baghdad nove giorni dopo l'arresto di al-Maqtari, diretto verso l'Aeroporto Khwaja Rawash di Kabul.
In Afghanistan, secondo il suo racconto, Khaled al-Maqtari fu sottoposto a ulteriori torture e maltrattamenti, tra cui l'isolamento, l'obbligo di rimanere in posizioni dolorose, la privazione del sonno, l'esposizione a temperature estreme, l'incatenamento prolungato, la deprivazione sensoriale e il disorientamento, attraverso l'immissione costante nella sua cella di luci intense, musica ad alto volume ed effetti sonori.
"Non era tanto la musica ma il rumore a terrorizzarmi, come in quei film della serie ?Scary movies'... Ero terrorizzato, non c'erano i cani ma quel rumore... Ogni volta che cercavo di addormentarmi, colpivano la porta della cella in modo forte e violento" - ha raccontato ad Amnesty International.
Quando la musica o gli effetti sonori cessavano, Khaled al-Maqtari tentava di parlare con gli altri detenuti. Calcolò che, nelle celle vicine, ve ne fossero una ventina tra cui Majid Khan, uno dei detenuti "di alto valore" trasferiti a Guantánamo Bay dai centri segreti di detenzione della Cia, nel settembre 2006.
Alla fine di aprile del 2004, insieme a un certo numero di compagni di prigionia, fu portato in un altro "buco nero" della Cia, forse in Europa orientale. Lì rimase per 28 mesi, prima di essere rinviato in Yemen, dove restò in carcere fino al maggio 2007.
"Mai, nel corso di 32 mesi di detenzione, a Khaled al-Maqtari è stato detto dove si trovasse e perché. Non ha avuto accesso ad avvocati, parenti, funzionari del Comitato internazionale della Croce rossa o qualsiasi altra persona al di fuori di quelle che lo hanno interrogato e di quelle coinvolte nella sua detenzione e nei suoi trasferimenti. Tutto questo è una chiara violazione degli obblighi internazionali degli Usa, il cui governo oggi ha di fronte a sé un caso di cui rispondere" - ha proseguito Anne FitzGerald.
Khaled al-Maqtari è ora nello Yemen, alle prese con le conseguenze delle torture prolungate di ordine fisico e psicologico. Non ha ricevuto alcun risarcimento dagli Usa, che devono ancora riconoscere la sua detenzione. Gli abusi che lo hanno colpito maggiormente, ha detto, sono stati gli anni di isolamento interminabile, la totale incertezza sul futuro, la costante sorveglianza delle videocamere e la segregazione dal mondo esterno, specialmente l'assenza di contatti con la famiglia.
Amnesty International chiede alle autorità statunitensi di porre fine all'uso della detenzione segreta; chiamare a rispondere i responsabili degli abusi commessi nell'ambito di questo programma; rendere noti i nomi, le situazioni e i luoghi di detenzione di tutte le persone imprigionate nel contesto della "guerra al terrore"; incriminare tutti coloro che sono ancora detenuti per un reato di accertata natura penale e processarli di fronte a un tribunale indipendente, oppure rilasciarli.