La fotografia del fenomeno della prostituzione minorile in Italia appare nella ricerca "Vie d'uscita" coordinata dal Dipartimento dei diritti e pari opportunità: un progetto interregionale che ha visto assieme Lazio, Piemonte, Campania, Toscana, Valle d'Aosta, Marche, Sardegna e Calabria e che ha indagato il fenomeno della tratta e della prostituzione a scopo di sfruttamento in Italia. Secondo le stime del Consorzio Parsec, l'incidenza dei minori coinvolti nella tratta tende - in questi ultimi anni - ad aumentare: passa, infatti, da circa 1.500 unità registrate nel biennio 2002-03 a quasi 2.500 nel 2004-05, con una variazione piuttosto consistente.
Il calcolo viene fatto in base ad un coefficiente ricavato sia dai dati del Ministero dei Diritti e delle Pari Opportunità (circa il 5%) sia dalle stime che gli operatori fanno sul territorio dove agisce la loro organizzazione; stime che non si discostano, di fatto, dal coefficiente del 5% sul totale delle persone che si prostituiscono. Le minorenni provenienti dalla Nigeria non superano il 2-3%, mentre le componenti minorili rumene arrivano a raggiungere il 10-12% del totale. Altri gruppi appartenenti ad altre nazionalità, come quello albanese, quello moldavo e quello ucraino, raggiungono percentuali intermedie che si attestano intorno al 5-6%.
Le organizzazioni criminali intercettano i ragazzi e le ragazze nei loro paesi, organizzando l'intero percorso dalla partenza fino all'arrivo in Italia. Ma la loro tendenza è anche quella di raggiungere dei veri e propri accordi con le vittime dello sfruttamento: per fare questo, utilizzano la leva culturale, e in molti casi giocano sul fatto che "le ragazze straniere vengono in Italia attirate dal miraggio di tutto quello che hanno le nostre ragazze". In sostanza, accanto alla tradizionale motivazione della ricerca di proventi per migliorare la propria condizione economica, una quota - non maggioritaria - del business della prostituzione minorile sarebbe dovuta anche alla volontà dei minori di accedere ad un modello culturale che conoscono attraverso i giornali e le televisioni.