"Siamo scioccati e indignati per l'uccisione della madre del nostro paziente", ha dichiarato Nicole Henze, capo missione di MSF in Repubblica Centrafricana. "Questo attacco è inaccettabile. La nostra ambulanza è stata chiaramente mirata, il che ci porta a riconsiderare le nostre attività nelle regioni remote e la nostra presenza nel paese. Tutte le persone armate hanno l'obbligo di rispettare l'azione umanitaria, il personale umanitario e, prima di tutto, i nostri pazienti".
L'uccisione è avvenuta dopo una serie di attacchi e minacce contro le organizzazioni umanitarie e gli operatori sanitari nel corso degli ultimi mesi. A giugno, un'operatrice di MSF, Elsa Sarfass, era stata uccisa da un gruppo di ribelli nel nord-ovest, provocando una prolungata sospensione di alcune attività di MSF.
Prima di questo attacco MSF forniva assistenza sanitaria di base alle popolazioni nelle zone remote in tutto il nord del paese, riferendo i casi più gravi che necessitavano di assistenza più specifica. Tuttavia, MSF ritiene che al momento non sussistano le condizioni minime di sicurezza perché le sue equipe mediche possano fornire assistenza a queste popolazioni isolate.
Larghe frange della popolazione civile nel nord della Repubblica Centrafricana sono vittime di atti di banditismo, di abusi da parte di uomini armati e di ripetuti sfollamenti. I villaggi sono stati attaccati, saccheggiati e bruciati, obbligando le persone a fuggire in foreste inospitali e impedendo il loro accesso alle cure mediche.
Nella provincia nord-orientale di Vakaga, MSF forniva assistenza a una popolazione di circa 35mila persone attraverso cliniche mobili e fisse a Birao e Gordil. Le equipe di MSF lavorano in altre sette località a Ouham-Pendé, Ouham e Nana-Grébizi nel nord-ovest del paese. Nelle sue strutture sanitarie MSF effettua interventi chirurgici d'emergenza, fornisce cure primarie e secondarie e cura i pazienti affetti da tubercolosi, HIV/AIDS e malattia del sonno. MSF lavora nel paese dal 1997.
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