"Il governo iraniano, invece di usare il potere per reprimere e intimorire coloro che manifestano e rivendicano i propri diritti, dovrebbe impegnarsi a eliminare le leggi inique e altre forme di discriminazione che da tempo colpiscono la metà della popolazione. Le autorità devono rilasciare i difensori dei diritti umani e porre fine alle detenzioni e alle minacce nei confronti di chi esercita pacificamente il proprio diritto di espressione, di associazione e di riunione" - ha affermato Malcolm Smart, direttore del Programma Medio Oriente - Nord Africa di Amnesty International.

Il nuovo rapporto di Amnesty International viene diffuso mentre Ronak Safarzaddeh e Hana Abdi, due attivisti curdi iraniani, sono ancora detenuti senza accusa né processo e senza possibilità di parlare con un avvocato. Sono stati arrestati rispettivamente nell'ottobre e nel novembre del 2007 per aver pacificamente esercitato i propri diritti.

Il rapporto contiene informazioni su 12 attivisti per i diritti umani delle donne, 11 donne e un uomo, in carcere o sottoposti ad altre forme di persecuzione solo per aver svolto campagne pacifiche per cambiare le leggi.
I difensori dei diritti umani che chiedono la fine della discriminazione legale contro le donne vengono spesso arrestati e trattenuti arbitrariamente; viene loro negato il diritto di parlare con un avvocato, di avere contatti con la propria famiglia e di ricevere un processo equo; a volte, subiscono maltrattamenti da parte della polizia, che gode di una sostanziale immunità.

In alcuni casi, gli attivisti sono stati raggiunti da accuse formulate in modo generico, come la minaccia alla sicurezza nazionale o a quella pubblica. Altri sono stati imprigionati senza una formale incriminazione e tenuti per lunghi periodi in isolamento, senza poter comunicare con l'esterno, grazie a una disposizione di legge che consente ai giudici di prorogare gli arresti a tempo indeterminato.

Le vessazioni e le intimidazioni si sono fatte sempre più evidenti e intense con il lancio, il 27 agosto 2006, della Campagna per l'uguaglianza, che intende raccogliere un milione di adesioni alla petizione contro le leggi discriminatorie.
Molti attivisti e sostenitori sono stati arrestati in relazione a questa iniziativa, alcuni proprio mentre stavano raccogliendo le firme. Fino a gennaio di quest'anno, le autorità avevano bloccato il sito della Campagna almeno sette volte. Spesso le autorizzazioni allo svolgimento di incontri pubblici vengono negate e gli attivisti sono costretti a fare le riunioni in abitazioni private. In alcuni casi, le persone che hanno ospitato questi incontri hanno ricevuto telefonate di minaccia, presumibilmente da personale della sicurezza, o sono stati convocati per interrogatori. In almeno un caso, la polizia ha fatto irruzione in un seminario e ha arrestato tutti i presenti, picchiandone alcuni.

Amnesty International chiede la modifica delle leggi discriminatorie che, tra l'altro, escludono le donne dall'accesso alle più importanti cariche dello Stato e dalla nomina a giudice, negano l'uguaglianza in materia di matrimonio, divorzio, custodia dei figli ed eredità e stabiliscono che la prova presentata da una donna in tribunale vale la metà di quella di un uomo.
L'organizzazione per i diritti umani chiede al governo, al parlamento e a quegli organi giudiziari che, per la materia di competenza, esercitano un'influenza significativa sulla posizione delle donne nella società iraniana, di rispettare gli obblighi internazionali dell'Iran in materia di tutela dei diritti delle donne e di porre fine alle discriminazioni, di legge o di altra natura.

"Le richieste delle donne iraniane, che sollecitano l'uguaglianza e la fine delle discriminazioni che danneggiano la loro vita, dovrebbero essere accolte e incoraggiate dalle autorità. Il governo dovrebbe considerare il lavoro degli attivisti per i diritti delle donne e dei difensori dei diritti umani come un valore aggiunto e riconoscere il loro importante contributo alla lotta contro la discriminazione e l'intolleranza e alla promozione dei diritti umani universali per tutti gli iraniani" - ha detto Malcolm Smart. 

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Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press@amnesty.it 

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