Le associazioni, così come già ribadito dalla Corte dei Conti Europea in un' indagine relativa alla raccolta dati, sottolineano che i dati relativi alle attività di pesca raccolti negli Stati membri appaiono spesso incompleti e poco affidabile; le procedure di ispezione attuate a livello nazionale rischiano pertanto di essere inefficaci; le sanzioni imposte dalle autorità nazionali non sono tali da produrre un reale effetto dissuasivo.
«Queste carenze - sostengono unitariamente Legambiente, Marevivo e Wwf - non riescono a proteggere né le risorse ittiche né quanto meno gli stessi pescatori che rispettano le regole, ed in più costituiscono un grave ostacolo alla lotta contro chi pratica attività di pesca illegale, non regolamentata e non dichiarata».
Solo superando tali limiti - sostengono le associazioni - e lasciando che le regole valgano anche per le imbarcazioni comunitarie, la proposta di Regolamento della Commissione può diventare «un importante elemento di rafforzamento della politica europea della pesca, rendendo al contempo l'azione comunitaria più credibile e legittima».