"La libertà d'espressione, associazione e riunione è la pietra miliare di una società civile attiva. Le autorità russe la stanno restringendo, nell'ambito della loro strategia di contrasto alla cosiddetta influenza occidentale. In questo modo, violano gli obblighi, nazionali e internazionali, di riconoscerla e tutelarla pienamente" - ha affermato Nicola Duckworth, direttrice del Programma Europa - Asia centrale di Amnesty International. In vista delle prossime elezioni parlamentari e legislative, la negazione della libertà d'espressione e d'associazione si è fatta più evidente. Le autorità hanno fatto ricorso alla forza per disperdere alcune manifestazioni dell'opposizione, mentre quelle a sostegno del governo si sono svolte senza interferenze. La polizia ha anche disturbato l'azione di giornalisti e attivisti per i diritti umani che assistevano a manifestazioni e riunioni pubbliche. In un paese dove le televisioni e molti altri mezzi stampa sono controllati dallo Stato, lo spazio per un'informazione indipendente è sempre più ridotto. I giornalisti vengono ostacolati, subiscono intimidazioni e sono esposti al rischio di condanne. Ad esempio, la stazione radio Ekho Moskvy è stata obbligata a fornire le trascrizioni dei suoi programmi alla Procura, nell'ambito delle indagini preliminari relative all'accusa di aver divulgato via etere idee di tipo estremista. Amnesty International è inoltre profondamente preoccupata per la fase di stallo in cui versano le indagini sui mandanti dell'omicidio della giornalista Anna Politkovskaya. "Libertà d'espressione significa prima di tutto libertà di esprimere punti di vista diversi. I continui attacchi a questo basilare diritto, anche attraverso le limitazioni alla libertà di riunione e associazione, producono un effetto negativo sull'intera società. Senza il diritto alla libertà d'espressione, gli altri diritti possono essere violati più facilmente; ridurre al silenzio le voci dissidenti è il modo migliore per coltivare l'impunità e indebolire lo stato di diritto" - ha proseguito Duckworth. La legge del 2006 sulle Organizzazioni non governative (Ong), con la sua estenuante normativa sulla rendicontazione delle attività, è solo uno degli strumenti legali creati per colpire alcune Ong che sono considerate una minaccia all'autorità dello Stato. Oggi molti di questi organismi si trovano impantanati in complesse procedure burocratiche, che sono state istituite per sottrarre tempo prezioso alle loro attività e che non servono in alcun modo a raggiungere gli obiettivi fissati dalla legge, cioè rendere più trasparente di fronte alla società il loro operato. Tra gli altri strumenti legali, si segnalano la legge del 2002 per combattere le attività estremiste, la normativa sulla tassazione e il codice penale. Come risultato, Golos (Voce), un'Ong che si batte per favorire elezioni regolari e fare corsi di formazione per osservatori elettorali, è coinvolta in una battaglia legale per impedire la chiusura della sua sezione di Samara; alla Casa dell'arcobaleno, un'associazione di attivisti e attiviste gay, lesbiche, bisessuali e transgender, è stata negata la registrazione; ancora prima, la Società per l'amicizia russa-cecena, che raccoglieva e diffondeva informazioni sulla situazione dei diritti umani in Cecenia e in altre regioni della Federazione, è stata obbligata a cessare le sue attività. "Per l'esperienza e la capacità che hanno di interagire con le parti più diverse della società, le Ong svolgono un ruolo importante e dovrebbero aver garantito lo spazio necessario per occuparsi e contribuire a risolvere questioni importanti e che riguardano la società russa nel suo complesso" - ha ribadito Duckworth. Amnesty International sollecita le autorità di Mosca a proteggere la libertà di espressione, associazione e riunione e a: - rivedere le parti inadeguate della legge sulle Ong e del suo regolamento d'attuazione; - evitare il ricorso a leggi, come quella per combattere le attività estremiste, per reprimere l'attività delle organizzazioni civili e degli organi di stampa; - formare al rispetto della libertà d'associazione gli agenti di polizia inviati alle riunioni pubbliche; - garantire che i giornalisti possano svolgere il proprio dovere professionale senza subire interferenze arbitrarie da parte delle forze dell'ordine; - avviare indagini approfondite, rapide e imparziali su tutte le denunce di violazioni ai danni degli attivisti per i diritti umani, dei giornalisti e degli appartenenti all'opposizione politica; garantire, inoltre, l'applicazione degli standard internazionali in materia di processi equi, nei procedimenti contro i presunti responsabili di queste violazioni. Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste: Amnesty International Italia - Ufficio stampa Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press@amnesty.it

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