"È giusto che, a seguito di queste nuove rivelazioni, David Millband abbia chiesto scusa. Extraordinary rendition è un'espressione garbata per definire sequestri di persona e detenzioni segrete. Amnesty International ha sempre preteso trasparenza per l'eventuale coinvolgimento del Regno Unito. Tuttavia, chiediamo: può ora il governo assicurare che altri voli di linea o di altro genere, coinvolti nei trasferimenti segreti di prigionieri da parte degli Usa verso Guantánamo Bay e altre località, non abbiano usato lo spazio aereo britannico o quello di territori d'oltremare britannici? Può ora il governo garantire che d'ora in avanti gli aerei delle rendition non useranno lo spazio aereo o le infrastrutture aeroportuali del Regno Unito?"
Un anno fa, nel marzo 2007, il primo ministro Tony Blair aveva garantito al Comitato sulla sicurezza e le attività d'intelligence, di essere soddisfatto di quanto affermato dagli Usa, e cioè che mai dall'11 settembre 2001 avevano trasferito detenuti attraverso il Regno Unito o i suoi territori d'oltremare. Nel suo rapporto sulle rendition del 28 giugno 2007, il Comitato aveva affermato di essere "soddisfatto che non c'è prova che i voli statunitensi delle rendition abbiano usato lo spazio aereo britannico o abbiamo effettuato atterraggi nelle basi militari britanniche".
"Ora è importante - ha porseguito Allen - "che David Millband dichiari espressamente l'assoluta condanna per la pratica delle extraordinary rendition e per tutti i sequestri di persona e detenzioni segrete nel corso della ?guerra al terrore'.
" Amnesty International ha pubblicato svariati rapporti sulle rendition, elencando anche numerosi voli atterrati in aeroporti britannici e irlandesi. Commentando la notizia delle scuse del segretario agli Esteri britannico, Daniela Carboni, direttrice dell'Ufficio campagne e ricerca della Sezione Italiana di Amnesty International, ha dichiarato:
"Scuse, trasparenza e maggiori informazioni sarebbero un atto dovuto anche da parte dell'Italia. Se almeno due casi di rendition chiamano in causa il Regno Unito, altrettanti chiamano in causa, in modo diverso, il nostro paese, quelli di Abu Omar e Maher Arar. Ben conosciuto il primo, grazie alle indagini nazionali e internazionali che ne hanno fatto uno dei casi più documentati di rendition, ancora invece non sufficientemente nota in Italia è la rendition di Maher Arar, ingegnere canadese di origini siriane. Il nostro paese lo ha visto dal finestrino di un jet della Cia, che si è fermato per uno scalo all'aeroporto militare di Ciampino in una notte di ottobre del 2002, prima di condurre il suo passeggero forzato verso la detenzione segreta e la tortura. Quanto altro tempo dovremo attendere perché l'Italia chiarisca il ruolo avuto nelle rendition?"
Per ulteriori informazioni:
http://www.amnesty.it/pressroom/comunicati/CS24-2008.html