Com'è la situazione al Villaggio SOS di Mogadiscio? Ci sono andato il 22 dicembre. Era quasi vuoto (è stato evacuato a metà dicembre in seguito ai pesanti bombardamenti), c'erano solo alcune persone addette alla sicurezza. A dicembre i soldati hanno perquisito il Villaggio SOS in cerca di armi e, non avendo trovato nulla, hanno arrestato molti collaboratori. Alcuni sono già stati rilasciati e stiamo chiedendo la liberazione anche degli altri. Le famiglie sono state sistemate in affitto a Mogadiscio. Non si trovano tutte in uno stesso luogo perché non è sicuro. In questo modo se una zona di Mogadiscio dovesse venire attaccata, la famiglia potrebbe spostarsi presso altri alloggi. Nonostante le dure condizioni di vita, stanno tutti bene. Ma non hanno né acqua né elettricità. Da dicembre nulla è cambiato a Mogadiscio. Ci sono zone relativamente tranquille dove sembra che la vita scorra normale e altre controllate dai militari. E' pericoloso? Molto pericoloso. Sono andato a Mogadiscio per negoziare il rilascio dei collaboratori e per dialogare con il governo per assicurarmi che non succeda più. Non sono riuscito ad essere ricevuto dal governo, ma ho incontrato l'ufficiale della sicurezza che era molto dispiaciuto per gli arresti. E l'ospedale? E' aperto? L'ospedale è ancora chiuso perché non è un luogo sicuro ed è molto difficile arrivarci. Stiamo portando avanti delle trattative con l'esercito per permettere la riapertura delle strade. Ma non è facile. Vogliamo essere sicuri che l'ospedale sia un luogo protetto prima di riaprirlo. Quindi al momento non ci sono garanzie di sicurezza per le famiglie e i collaboratori SOS? Purtroppo no. Anche mentre ero lì, un addetto alla sicurezza del Villaggio SOS è stato ucciso mentre tornava a casa. Secondo te è possibile riaprire presto le strutture SOS? Credo di sì. Dalla nostra parte abbiamo la comunità e io confido molto in loro. Inoltre il nuovo Primo Ministro è a Mogadiscio e sta dialogando per la pace. Potete garantire la sicurezza? So che gli insorti sono d'accordo nel garantire la sicurezza la Villaggio SOS. Ma ci hanno lasciati soli e hanno fatto evacuare il Villaggio. Ci sono troppe contraddizioni. Comunque non apriremo subito il Villaggio. Prima riapriremo l'ospedale e monitoreremo la situazione per vedere se ci sono le condizioni di sicurezza. Ma con le scuole chiuse i bambini non potranno essere istruiti ed educati. E' vero. Quando sono stato a Mogadiscio molti bambini mi chiedevano quando sarebbero potuti andare a scuola. Purtroppo non si possono riaprire le scuole se non ci sono le condizioni. Sei spesso in contatto con Mogadiscio? Ritornerò presto a Mogadiscio per continuare le trattative con il governo. Ma temo che la situazione continuerà ancora per molto tempo. Dobbiamo trovare una soluzione alternativa. L'ospedale della Croce Rossa e l'ospedale Medina sono ormai pienissimi. Un dottore mi ha raccontato che quando un paziente è venuto a casa sua gli ha chiesto 500 dollari per la visita. Come possiamo chiedere ai dottori di non fare nulla quando abbiamo così bisogno di loro? La comunità internazionale può fare qualcosa? Il nostro partner ECHO è molto preoccupato e dobbiamo sicuramente incontrarci. Qual è la situazione dei bambini a Mogadiscio? Quello che posso dire è che i bambini e le mamme sono i più colpiti. Pochi ragazzi hanno la possibilità di andare a scuola. La gioventù ha perso le speranze. E temo che molti decideranno di emigrare nello Yemen con un viaggio rischiosissimo. Quali conseguenze ci sono per la popolazione di Mogadiscio senza l'ospedale SOS? Quando sono stato a Mogadiscio sono intervenuto alla radio BBC Somalia e ho avuto l'occasione di ascoltare l'opinione di molte persone. Sono tutti a favore di SOS e premono affinchè l'ospedale venga riaperto. Qual è la tua impressione generale su Mogadiscio? Che differenza c'è rispetto alla guerra civile di 15 anni fa? Credo che sia il periodo più difficile per Mogadiscio. La città è completamente abbandonata e sta peggiorando. Può succedere di tutto. Puoi essere arrestato solo perché ti trovi nel posto sbagliato al momento sbagliato. C'è qualche speranza? Non dobbiamo mai perdere la speranza.

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