Con questa scelta la grande distribuzione si assume le proprie responsabilità, riconoscendo che in assenza di provvedimenti seri, immediati e concreti la disponibilità di tonno per le nostre tavole non sarà eterna. Il tonno rosso del Mediterraneo ha subìto in questi ultimi decenni una pesca eccessiva per inseguire la corsa mondiale alla vendita di sushi,prelibatezza culinaria giapponese - un tempo elitaria e di limitata distribuzione - ma che il mercato globale ha trasformato in un fastfood.
Fenomeno che ha generato anche la diffusione di sostanze tossiche derivanti dall'inquinamento e bioaccumulate nei tessuti di questi grandi pesci. Lo stop alle vendite di tonno rosso da parte delle grandi catene può aiutare concretamente questa specie a riprendersi dagli effetti di una pesca eccessiva e spesso illegale.

Lo scorso novembre, al meeting internazionale dell'ICCAT (la Commissione Internazionale per la Conservazione del Tonno dell'Atlantico e del Mediterraneo), il WWF aveva chiesto agli stati partecipanti - tra cui l'Italia - di concordare ed approvare una moratoria che impedisse la pesca del tonno rosso per almeno tre anni. Questa proposta è stata ignorata a vantaggio di interessi economici a breve termine e a discapito di un approccio lungimirante.
Il WWF aveva anche segnalato che durante la stagione di pesca al tonno rosso erano stati utilizzati mezzi illegali, come ad esempio gli aerei per avvistare i banchi in mare aperto. Altro capitolo triste è quello della registrazione delle catture: nella scorsa stagione la loro gestione è stata pessima. Secondo il WWF le autorità spagnole hanno dichiarato solo un terzo dell'ammontare reale delle catture eseguite dalle imbarcazioni iberiche. Italia e Francia non si posizionano meglio, come dimostra il richiamo della comunità europea sulla scarsa chiarezza dei dati ufficiali di cattura.

La gestione della pesca del tonno rosso in Mediterraneo è totalmente fuori controllo, ed è palese che si tratta di un gioco al massacro. Per questo il WWF chiede alla grande distribuzione di prendere posizione, di non vendere tonno rosso mediterraneo e di non promuovere l'idea del sushi come fast food nei loro supermercati, così da incoraggiare una pesca sostenibile che salvi un patrimonio ecologico, culturale ed economico del Mediterraneo.

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