Secondo Legambiente sulle rinnovabili Bruxelles ha ideato un sistema pasticciato che rischia di mandare in fumo i risultati raggiunti dall'Europa, oggi motore trainante sull'eolico e sul solare. La proposta di creare una borsa europea delle rinnovabili e di mettere in competizione le imprese dei singoli Stati mina le fondamenta di politiche nazionali collaudate come quella spagnola o quella tedesca, che negli ultimi quattro anni ha fatto balzare il peso delle fonti pulite dal 4,5% al 10,5%.
"Confidiamo nel ruolo del Parlamento e del Consiglio Europeo - continua Cogliati Dezza - per migliorare la bozza presentata oggi. Il rischio è di dare un peso eccessivo alla logica del mercato, perdendo l'opportunità di fare dell'Europa il principale protagonista di uno scenario energetico che abbia al centro l'energia pulita".
Giudizio positivo invece sulla riforma dell'ETS, il sistema europeo che vincola le emissioni di CO2 dei grandi complessi industriali. A partire dal 2013 i permessi ad inquinare saranno a pagamento e finalmente si potrà far valere il principio del "chi più inquina più paga". Oltre a inserire nuovi settori, come l'aviazione, il nuovo ETS riduce all'osso i poteri dei singoli governi e punta così a mettere fine al consueto balletto tra governi e gruppi industriali nella distribuzione dei permessi ad inquinare.
Sul clima però si poteva fare di più. Dopo aver strappato lo scorso dicembre a Bali, l'impegno dei paesi industrializzati a ridurre i gas a effetto serra del 20-45 % entro il 2020, Bruxelles è rimasta ferma al suo obiettivo di minima: quello di una riduzione del 20 %. Una misura insufficiente se si vuole evitare che la temperatura del pianeta salga oltre i 2° C rispetto ai livelli pre-industriali. "L'Ue confermi da subito il taglio del 30% dando così un segnale chiaro al resto del mondo", commenta Cogliati Dezza, che aggiunge: "Ora per l'Italia è veramente suonata la sveglia. Il pacchetto clima energia non ha penalizzato il nostro paese, ma c'è bisogno di misure credibili se non vogliamo far diventare un abisso il ritardo nei confronti di Kyoto e del resto d'Europa. Dallo stop alle centrali a carbone al potenziamento dei trasporti ferroviari, l'Italia è chiamata con un urgenza a un impegno decisivo".
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