Il decreto n. 107/2021, attuativo dell'art. 6 del Codice del Terzo Settore, rappresenta una svolta per gli ETS. Definisce criteri e limiti per le "attività diverse", ovvero attività economiche secondarie e strumentali rispetto a quelle di interesse generale. Questo offre agli ETS maggiore autonomia economica, ma richiede una gestione amministrativa più rigorosa. Il presente articolo analizza le implicazioni del decreto, focalizzandosi sul ruolo delle attività diverse per il futuro del Terzo Settore e del welfare italiano.
Il decreto del Ministero del Lavoro del 19 maggio 2021, n. 107, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 177 del 26 luglio 2021, ha rappresentato un importante passo avanti nella regolamentazione delle attività diverse svolte dagli Enti del Terzo Settore (ETS). Tale decreto ha attuato pienamente l'articolo 6 del Codice del Terzo Settore (d.lgs. n. 117/2017), stabilendo criteri e limiti per le attività diverse da quelle di interesse generale. In questo abstract, analizzeremo in dettaglio i principali aspetti normativi e operativi introdotti dal decreto, mettendo in luce le implicazioni per gli ETS e il contesto del welfare italiano. Il contributo ha lo scopo di rilanciare una delle tematiche che compongono il programma del Master di I° livello in Management degli Enti del Terzo Settore (METS).
ETS tra attività di interesse generale e attività diverse
Gli ETS possono esercitare attività diverse da quelle di interesse generale a condizione che siano consentite dallo statuto e che rimangano secondarie e strumentali rispetto a quelle principali. Questa disposizione riflette l'intento del legislatore di non limitare la possibilità per gli enti non commerciali di svolgere attività economiche, purché finalizzate al perseguimento degli obiettivi istituzionali.
La ratio alla base di questa norma è chiara: garantire agli ETS una maggiore autonomia economica senza compromettere la loro natura non lucrativa. La presenza di attività diverse può infatti contribuire a finanziare le attività istituzionali, riducendo la dipendenza da finanziamenti pubblici o donazioni private.
Strumentalità e non prevalenza delle attività diverse
Il decreto delinea in modo preciso i requisiti di strumentalità e secondarietà delle attività diverse. Le attività sono considerate strumentali se contribuiscono esclusivamente al raggiungimento delle finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale dell'ente. Questo requisito consente agli ETS di finanziare le loro attività principali senza distorcere la loro missione istituzionale.
La secondarietà, invece, è definita sulla base di due criteri alternativi:
1. I ricavi derivanti dalle attività diverse non devono superare il 30% delle entrate complessive dell'ente.
2. I ricavi derivanti dalle attività diverse non devono superare il 66% dei costi complessivi dell'ente.
L'ente deve scegliere uno dei due criteri e indicarlo esplicitamente nella relazione di missione o nel rendiconto per cassa. Questa scelta può variare da esercizio a esercizio, offrendo una certa flessibilità gestionale.
Obblighi, responsabilità e impianto sanzionatorio
Il decreto prevede un meccanismo di ravvedimento per gli ETS che superano le soglie stabilite. Entro trenta giorni dall'approvazione del bilancio, l'ente deve segnalare il superamento delle percentuali all'Ufficio del Registro unico nazionale del Terzo Settore (RUNTS) e, se necessario, alle reti associative o ai Centri di Servizio per il Volontariato (CSV).
In caso di mancata segnalazione o mancato rispetto delle percentuali nel successivo esercizio, è prevista una sanzione severa: la cancellazione dell'ETS dal RUNTS. Questo impone agli enti una rigorosa gestione amministrativa e contabile per garantire il rispetto delle disposizioni normative.
Regolamentazione delle attività di interesse generale
Gli ETS sono tenuti a svolgere in via esclusiva o principale attività di interesse generale, come specificato nell'art. 5 del Codice del Terzo Settore. Tali attività si considerano non commerciali quando vengono svolte gratuitamente o con corrispettivi che non superano i costi effettivi.
Il legislatore ha introdotto un margine di tolleranza: i ricavi delle attività di interesse generale possono superare i costi fino al 5% per ciascun periodo d'imposta, per un massimo di due periodi consecutivi. Questo margine consente una gestione più flessibile e sostenibile degli ETS.
Implicazioni per il welfare e il ruolo del Terzo Settore
La possibilità per gli ETS di svolgere attività diverse rappresenta un'importante evoluzione nel contesto del welfare italiano. Questi enti, infatti, svolgono un ruolo cruciale nell'erogazione di servizi alla comunità, integrando e talvolta sostituendo l'azione pubblica.
L'autonomia economica garantita dalla normativa consente agli ETS di sviluppare modelli imprenditoriali innovativi, favorendo una crescita sostenibile e indipendente. Questo è particolarmente rilevante in un contesto in cui le risorse pubbliche sono spesso limitate.
Tuttavia, la nuova disciplina impone agli ETS una maggiore attenzione alla gestione amministrativa e alla rendicontazione delle attività. L'adozione di pratiche contabili trasparenti e la documentazione accurata delle attività svolte diventano elementi fondamentali per garantire la conformità normativa e la fiducia degli stakeholder.
Conclusioni
Il decreto del 19 maggio 2021 rappresenta una significativa evoluzione nella regolamentazione del Terzo Settore in Italia. La possibilità di svolgere attività diverse offre agli ETS strumenti preziosi per finanziare le loro attività istituzionali e contribuire al benessere della comunità.
Tuttavia, questa opportunità comporta anche nuove responsabilità e sfide. Gli ETS devono adottare un approccio gestionale rigoroso, documentando in modo trasparente il carattere secondario e strumentale delle attività diverse. Solo in questo modo potranno continuare a svolgere il loro ruolo cruciale nel sistema di welfare italiano, garantendo al contempo la conformità normativa e la sostenibilità economica.
In definitiva, il decreto rappresenta un passo avanti verso un modello di Terzo Settore più autonomo, sostenibile e integrato nel tessuto socio-economico del paese. Gli ETS sono chiamati a cogliere questa opportunità, adottando un approccio imprenditoriale senza perdere di vista la loro missione solidaristica e sociale.
