"Questo annuncio non solo giunge a poche settimane di distanza dall'adozione della risoluzione dell'Onu che chiede una moratoria sulle esecuzioni, va anche contro lo spirito della Carta olimpica, che pone la salvaguardia della dignità umana al cuore del movimento olimpico. Non c'è nulla di degno o di umano nel fatto che lo Stato uccida, a prescindere dal metodo usato" - ha affermato Daniela Carboni, direttrice dell'Ufficio Campagne e ricerca della Sezione Italiana di Amnesty International.

Il Segretariato Internazionale dell'associazione si è rivolto direttamente al vicepresidente della Corte suprema del popolo, Jiang Xingchang, sfidandolo a spiegare perché l'iniezione di veleno dovrebbe essere un metodo di esecuzione più umano della fucilazione.

Un anno fa la Corte suprema del popolo ha ripristinato il proprio ruolo di revisione di tutte le condanne a morte emesse in Cina. Questa decisione potrebbe significare una riduzione del numero delle esecuzioni. Tuttavia, fa notare Amnesty International, l'assenza di trasparenza in materia di pena capitale rende tuttora difficile valutare se vi siano stati risultati positivi.

Una significativa riduzione dell'applicazione della pena di morte, come primo passo verso la sua completa abolizione, è una delle richieste che Amnesty International sottopone al governo cinese in vista delle Olimpiadi di Pechino 2008. Le altre richieste sono: applicare tutte le forme di detenzione in accordo con le norme e gli standard internazionali sui diritti umani e introdurre misure che tutelino il diritto a un processo equo e prevengano la tortura; garantire piena libertà d'azione ai difensori dei diritti umani, ponendo fine a minacce, intimidazioni, arresti e condanne nei loro confronti; porre fine alla censura, soprattutto nei confronti degli utenti di Internet.

La campagna "Pechino 2008: Pechino 2008: Olimpiadi e diritti umani in Cina

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