La decisione prevista dal decreto presidenziale del 1 agosto 2005, che prevedeva la cancellazione della pena capitale nel paese a partire dal primo giorno di quest'anno, è stata confermata dalla Corte Suprema. La Comunità di Sant'Egidio e l'Associazione delle Madri dell'Uzbekistan contro la Pena di Morte hanno lavorato per anni per fermare la pena capitale in tutta l'Asia centrale e in Uzbekistan. Salutano con gioia e apprezzamento un passaggio storico, che segue l'abolizione dello scorso anno da parte del Kyrgystan e che si iscrive nel percorso verso la moratoria e l'abolizione del Kazakhstan, come confermato dal Presidente del Senato del Kazakhstan K.J.Tokayev all'Incontro mondiale interreligioso di Napoli promosso dalla comunità di sant'Egidio e dall'Arcidiocesi di Napoli lo scorso ottobre.

L'Uzbekistan diventa così il 134mo paese abolizionista nel mondo e il terzo dell'Asia Centrale ex Sovietica, dopo Turkmenistan e Kyrgyzstan.

E' altamente significativo che l'Uzbekistan sia anche il primo paese ad eliminare la pena di morte dopo l'approvazione della moratoria da parte dell'Assemblea Generale dell'ONU il 18 dicembre scorso.

Questo storico evento è stato costruito negli anni e ha visto il Governo dell'Uzbekistan avviare un percorso che ha indicato in due anni, dal 2005 al 2007 la fase di preparazione dell'abolizione completa della pena capitale, percorso che è stato mantenuto in tutti i suoi dettagli e che è stato confermato dalla coraggiosa e storica decisione confermata il 1 gennaio del 2008 dalla corte Suprema.

E' una abolizione che si lega al lavoro straordinario degli abolizionisti uzbeki e in particolare del movimento delle Madri contro la Pena di Morte, fondate da Tamara Chikunova, che con la Comunità di Sant'Egidio hanno lavorato alla sensibilizzazione dell'opinione pubblica nazionale e internazionale, alla difesa dei condannati a morte e della giusta difesa legale in Uzbekistan, fino all'accompagnamento di tutto il processo di sospensione delle esecuzioni, di sostegno alla Risoluzione per una Moratoria Universale approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni unite il 18 dicembre 2007 e all'abolizione di ieri.

Dal 2002, Tamara Chikunova e la Comunità di Sant'Egidio lavorano all'abolizione della pena di morte in Uzbekistan e in tutta l'area. Dal 2002, dall'atto della nascita della Coalizione Mondiale contro la Pena di Morte (WCADP) presso la sede romana della Comunità, con la partecipazione dei principali movimenti abolizionisti e per la difesa dei diritti umani del mondo (da Ensemble Contre la Pein de Morte a Penal Reform Internazionale, dalla National Coalition to Abolish the Death Penalty ad Amnesty International, all'ACAT e alla FIDH), la battaglia per l'abolizione della pena di morte in Uzbekistan è entrata tra le priorità dell'agenda della lotta alla pena di morte nel mondo.

Tamara Chikunova ha risvegliato la coscienza del mondo con la sua tragica esperienza di madre, che aveva perso l'unico figlio, ingiustamente condannato a morte e ucciso per mano dello stato, nel segreto e senza poterlo vedere.

Da allora la Comunità di Sant'Egidio ha sostenuto la nascita e il lavoro dell'Associazione delle Madri contro la Pena di Morte, costituita di parenti delle persone giustiziate.
In questi anni 21 condannati a morte sono stati salvati dall'esecuzione fino ad oggi, attraverso la creazione di un pool di sostegno legale qualificato e l'azione di difesa dei diritti umani in loco, nonostante molte difficoltà e rischio personale della vita di Tamara Chikunova, più volte minacciata, mentre a lungo è stato negato il riconoscimento statale all'Associazione da parte dello Stato. L'attenzione internazionale, l'intervento delle rappresentanze italiane ed europee a Tashkent, di concerto con la Comunità di Sant'Egidio, hanno reso possibile il riconoscimento e l'azione dell'Associazione delle Madri contro la Pena di Morte e tutelato, nei limiti del possibile, l'incolumità di Tamara Chikunova.

La Comunità di Sant'Egidio si felicita con il Governo dell'Uzbekistan per il rigore e la meticolosità con cui ha portato avanti un atto di grande civiltà che rende onore al paese e che rappresenta un decisivo contributo per una giustizia più umana nel mondo.

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