Alcuni mesi fa è apparso un irriverente articolo sul sito della casa editrice non profit americana McSweeney's.
Il titolo era “Vi sfidiamo a capire cosa fa la nostra nonprofit”.
Ecco il punto: la comunicazione può essere la migliore amica della tua raccolta fondi e dei tuoi donatori, ma molto spesso quello che le organizzazioni fanno è tirare su muri credendo di costruire ponti, spesso sono muri molto belli ed eleganti, ma comunque muri che mettono una distanza tra il dentro e il fuori, tra il problema e la soluzione.
Essere semplici, chiari, concreti è difficile, perché chiede a ogni organizzazione di scavare nella realtà che è e in quello di cui si occupa, chiede rispetto per le persone e per le loro fragilità, chiede onestà. E allo stesso tempo chiede di essere comprensibili.
Una comunicazione amica della raccolta fondi mette da parte:
- il gergo degli addetti ai lavori;
- le montagne di informazioni e notizie che board e operatori trovano importanti;
- la scrittura concettuale e vaga;
e risponde alle domande di donatori e potenziali donatori:
- Come possono aiutare?
- Cosa cambierà se dono?
- Chi starà meglio?
- Come posso fidarmi?
Comunicare in modo chiaro e ampio può essere difficile; farlo in modo etico aggiunge un altro livello di complessità, che oggi il Terzo Settore non può più ignorare.
A comunicatori sociali e fundraiser è chiesto di lavorare in questa direzione, perché la comunicazione delle loro organizzazioni sia amica della raccolta fondi, sia capace di mostrare la realtà e mostrare a donatori e donatrici come possono essere parte della soluzione.
Di tutto questo e molto altro, parleremo nel corso online “Comunicare, conversare, emozionare. La strada per costruire solide relazioni con i donatori” in partenza il 23 settembre.
Qui tutte le informazioni sul corso e sulle modalità di iscrizione.