di Nadia Fossa e Geralda Privatti
Contemporaneamente alla ratifica del protocollo di Kyoto, il Brasile lancia il biodiesel vegetale, il carburante "verde" ricavato dal ricino e dalla palma, piante oleaginose autoctone. Trent'anni dopo la nascita, sempre in Brasile, del Proalcol (il più grande programma di sostituzione di combustibili fossili nel mercato automobilistico mondiale), il biodiesel può ripetere il successo del suo predecessore, con una differenza: mentre l'alcol combustibile era ricavato dalla canna da zucchero per salvare il Brasile dalle costanti crisi petrolifere degli anni 70, il diesel "verde" ha lo scopo di ampliare le risorse energetiche nazionali, di preservare l'ambiente e, allo stesso tempo, di promuovere lo sviluppo delle regioni più povere del paese. L'idea è infatti stimolare i piccoli produttori familiari alla coltivazione delle piante da cui si può ricavare questa specie di gasolio. Il presidente del Brasile, Lula, è convinto che in brevissimo tempo 250 mila famiglie potranno ricavare da questa produzione un reddito di circa 1.250 dollari l'anno.
Meno inquinamento, più risparmio
La commercializzazione del carburante "verde" per camion, autobus e mezzi pubblici è iniziata a dicembre 2004, quando il presidente ha lanciato il Programma Biodiesel e ha stabilito che, a partire da quest'anno, sarà obbligatorio aggiungere il 2% di biodiesel al diesel tradizionale. Entro il 2007 la percentuale potrà arrivare fino al 5%.
«Cosi come il Proalcol, il biodiesel è un combustibile richiesto da molti paesi stranieri perché meno inquinante. Oltre a non comportare dei cambiamenti nei motori, il diesel verde aiuterà a sviluppare alcune delle regioni più povere del Brasile: il semiarido nord-est, una parte del nord del paese e alcune zone nello Stato di Minas Gerais» sostiene Lula, e aggiunge: «Le regioni più povere hanno soltanto bisogno di un'opportunità. Non ho dubbi che nel giro di pochi anni il nord-est non sarà più una zona depressa». La produzione del biodiesel dalla palma è iniziata a febbraio 2004 nello Stato del Pará. Per cominciare saranno prodotti 8 milioni di litri, ma in futuro si potrà arrivare a 24 milioni. Nel secondo trimestre si darà avvio alla produzione del biodiesel dalla soia e dal girasole.
Il Brasile consuma 38,2 miliardi di litri di olio diesel all'anno, il 10% dei quali importati al costo di 1 miliardo di dollari. Il governo calcola che il risparmio annuo nell'economia del paese sarà di 160 milioni di dollari (400 milioni quando l'aggiunta del carburante verde nel diesel raggiungerà il 5%).
Da quasi mezzo secolo il Brasile fa ricerche sul biodiesel. Attualmente, quasi la metà (43,8%) dell'energia prodotta nel paese proviene da fonti rinnovabili, come il gas naturale e l'alcol, contro la media mondiale del 13,6%. Il Brasile, in effetti, risponde soltanto per il 3% delle emissioni mondiali di gas dannosi, che contribuiscono all'aumento dell'effetto serra. Grazie alla sua estensione territoriale, associata alle condizioni del suolo e del clima, è considerato un posto eccellente per sviluppare la biomassa, cioè qualsiasi materia di origine vegetale usata come fonte di energia.
Niente tasse per i campesinos
Con l'aggiunta iniziale del 2% di olio vegetale al diesel tradizionale, il Brasile spera di dare lavoro a 250 mila famiglie di agricoltori nel nord-est del paese, 44 mila solo quest'anno. Duemila tra ingegneri e agronomi assunti dal governo daranno appoggio e orientamento ai lavoratori nell'agricoltura familiare per quanto riguarda la coltivazione e la qualità delle piante.
Per raggiungere l'obiettivo di sviluppo nelle regioni più povere, il governo ha stabilito regole diverse per l'agricoltura familiare e l'agrobusiness. Il regime tributario, ad esempio, prevede una riduzione delle imposte per regione, per piante coltivate e per categoria di produzione (familiare o aziendale). Inizialmente, gli incentivi fiscali andranno alle aziende che producono biodiesel di ricino e palma nel nord-est e nelle aree semiaride di altre regioni. Qui le raffinerie avranno l'esenzione totale dalle imposte per il combustibile prodotto dalle piante di agricoltura familiare, e del 32% nel caso di piantagioni appartenenti ad aziende. Nelle altre regioni del Brasile, il biodiesel originario della coltivazione familiare sarà sottoposto a una riduzione delle imposte del 68%, mentre quello frutto della materia prima di produttori commerciali non beneficerà di nessuno sgravio fiscale.
Per ricevere gli incentivi economici, le raffinerie dovranno avere il marchio Combustibile Sociale. Per ottenerlo, oltre ad acquistare materia prima dai piccoli produttori, le aziende dovranno stabilire contratti che garantiscano loro un reddito stabile, assistenza tecnica e corsi di specializzazione.
Indagini ufficiali indicano che nell'annata 2004/2005, saranno coltivati a oleaginose dagli agricoltori familiari per la produzione del biodiesel 84 mila ettari, di cui 59 mila localizzati nel nord-est del paese. Complessivamente la coltivazione dell'intera area coinvolgerà 33 mila famiglie, tra queste 29 mila nel nord-est.
Combustibile Sociale
Nello Stato del Mato Grosso, 63 famiglie di agricoltori hanno già iniziato il raccolto del girasole per la produzione di biodiesel, nell'ambito di un progetto pilota sviluppato dall'Istituto nazionale di colonizzazione e riforma agraria (Incra).
Un altro progetto di agricoltura familiare per la coltivazione di ricino, con l'obiettivo di produrre il biodiesel, è quello dell'azienda Brasil Ecodiesel, nello Stato del Piaui (una delle regioni più povere del paese), che ha l'appoggio del Ministero dello Sviluppo Agrario. Il programma garantisce l'acquisto del marchio, oltre ad avviare azioni preventive legate alla tutela della salute, ad attività culturali e a programmi educativi. Inoltre, prepara gli agenti comunitari a diffondere le tecniche della coltivazione presso tutto l'ambito della agricoltura familiare. L'obiettivo è arrivare a 200 agenti da impiegare nel nord-est del paese.
Prima azienda a creare un modello e a stimolare l'agricoltura familiare, la Brasil Ecodiesel vuole mettere insieme 26 mila famiglie nei suoi nuclei di produzione di ricino nel giro di cinque estati. Il nucleo del Piaui, che accoglie 700 famiglie di agricoltori, occupa un'area di 18 mila ettari ed è dotato di tutte le infrastrutture - semi, macchine, attrezzi, supporto tecnico ed educativo. Ogni tre ettari di terra coltivata a ricino, si può garantire un posto di lavoro. Secondo Nelson Silveira, direttore della Brasil Ecodiesel, «sviluppare un combustibile alternativo per un paese come il nostro non è urgente, si potrebbero aspettare ancora 10 anni; ma è l'inclusione sociale che in Brasile non può più aspettare».
Oggi l'azienda, per ottenere il marchio Combustibile Sociale con il ricino, anticipa ai coltivatori un reddito di 75 euro al mese a patto che rispettino le condizioni prestabilite, cioè mandino i figli minorenni a scuola e partecipino ai programmi di salute ed educazione. Nel giro di 10 anni, le famiglie diverranno proprietarie dei 25 ettari che hanno coltivato.
Un girasole per l'auto
Il biodiesel è un combustibile rinnovabile che può essere ricavato dalle piante oleaginose come il ricino, la palma, la soia, il girasole, il pequi e l'arachide. Il programma brasiliano avrà inizio con la produzione di biodiesel ottenuto dal ricino e dalla palma, specie native delle zone aride che hanno una grande resistenza alla siccità. L'olio vegetale si ricava schiacciando le piante e sottoponendole a un processo chimico con bagni in alcol, metanolo o etanolo in presenza di un catalizzatore.
Volontari per lo sviluppo, 29 marzo 2005