Eppure la giornata prenatalizia non era stata priva di risultati per l'operatività degli enti, anzi: è stato fissato tra i 100 e 150 il numero di coppie che potessero presentare dossier di adozione nel corso del 2008; sono state eliminate le quote di adozioni internazionali, inizialmente fissate, per ogni paese straniero; sono state abolite le fasce di età per i bambini adottabili, ribadendo semmai solo una generica suddivisione in due fasce (fino a 6 anni o sopra i 6 anni); anche in relazione ai bambini piccoli (comunque rivelatisi pochi sul totale dei minori adottabili) sono state eliminate le indicazioni, fornite poche settimane fa, secondo cui questi ultimi dovevano essere ?ripartiti' tra gli enti.
Sempre nel corso di questa riunione, l'Ucraina ha inoltre fissato, a poco più di 1440, il numero totale dei dossier che i paesi stranieri possono presentare ogni anno.
I 18 enti italiani che lavorano in Ucraina sono riusciti in ogni caso, gli scorsi 24 e 25 dicembre, a depositare 120 nominativi di coppie per il 2008, merito anche del riuscito lavoro di coordinamento tra enti autorizzati e CAI che hanno quindi agito di concerto.
La vicenda tuttavia dimostra come, sul fronte adozioni internazionali, la differenza spesso sia determinata proprio dal ruolo attivo (o no) di ambasciate e consolati e non solo per l'espletamento delle pratiche in loco: a beneficiarne è la stessa politica e cultura delle adozioni, con conseguenti riflessi positivi sulle relazioni con l'autorità straniera.
Quando invece alle adozioni internazionali non è assegnato ruolo di dignità e rilievo, al pari di qualsiasi altra attività di competenza del ministero per gli Affari esteri, anche i rapporti diplomatici possono esserne incrinati. A farne le spese sono sempre i bambini, per i quali si allungano inevitabilmente i tempi di attesa in istituto, prima di trovare famiglia.
Tutto questo, tra l'altro, trova fondamento all'interno della legge 184/83 modificata poi dalla più recente L. 476/98 (art. 32, 4 comma) che prevede proprio un ruolo attivo di chi rappresenta il governo italiano nei paesi esteri: "Gli uffici consolari italiani all'estero collaborano, per quanto di competenza, con l'ente autorizzato per il buon esito della procedura di adozione".