La novità è contenuta nella legge per la tutela del made in Italy.
L’art. 25 della legge 27 dicembre 2023, n. 206 definisce “impresa culturale e creativa” (ICC) qualunque ente, a prescindere dalla sua forma giuridica, che: a) svolge attività stabile e continuativa con sede in Italia, ai sensi del Tuir, o in uno Stato Ue oppure in un Paese aderente all'Accordo sullo Spazio economico europeo, purché sia soggetto passivo d’imposta in Italia; b) svolge in via esclusiva o prevalente una o più delle seguenti attività: ideazione, creazione, produzione, sviluppo, diffusione, promozione, conservazione, ricerca, valorizzazione e gestione di beni, attività e prodotti culturali. Sono inoltre qualificati imprese culturali e creative i soggetti privati che svolgono, in via esclusiva o prevalente, attività economiche di supporto, ausiliarie o comunque strettamente funzionali all'ideazione, creazione, produzione, sviluppo, diffusione, promozione, conservazione, ricerca, valorizzazione o gestione di beni, attività e prodotti culturali. Tali regole si applicano anche: 1. agli enti del Terzo Settore che esercitano la propria attività esclusivamente o principalmente in forma di impresa commerciale; 2. alle imprese sociali; 3. alle associazioni e fondazioni che svolgono prevalentemente in forma di impresa, in via esclusiva o prevalente, una o più delle attività di cui sopra. Presso il Ministero della Cultura sarà istituito l'albo delle imprese culturali e creative di interesse nazionale. Previsto inoltre (art. 29 della legge n. 206/2023) che il Ministero della Cultura promuova e sostenga gli investimenti effettuati in Italia dalle imprese culturali e creative mediante l'erogazione di contributi in conto capitale (a tal fine sono stati stanziati 3 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2024 al 2033).