Si sente spesso dire che i social media siano morti e di conseguenza per la raccolta fondi sono spesso presi poco in considerazione.
La realtà dei fatti però dimostra il contrario, ma c’è da tenere bene in mente una serie di cose.
Sicuramente negli anni l' hype generato da piattaforme come Facebook, Instagram, TikTok è venuto via via a diminuire. Ciò in parte è dovuto al fatto che spesso, più che luoghi di scambio, possano essere luoghi un po’ “tossici”, dove le persone non sono sempre aperte al dialogo, ma più alla critica.
Questo ultimo aspetto ha fatto sì che moltissimi iscritti dei social abbiano cominciato a usarli in maniera meno attiva: meno post e più visualizzazioni dei post senza commenti, oppure a usarli in modo più “intimo”. Da qua un maggior uso dei gruppi privati, dei messaggi…
In tutto ciò come devono comportarsi le organizzazioni non profit?
Abbandonare i social non è sicuramente la strada migliore: ormai abbiamo capito che - come per gli acquisti - le persone prima di donare (a meno di non farlo su una forte spinta emotiva in seguito ad esempio a una calamità o emergenza) si informano a 360 gradi. Queste informazioni vengono prese in primi online e i social media non sono altro che uno di questi touchpoint che - se usati bene - andranno a convincere definitivamente il donatore.
Come usare i social media oggi
Quindi se non possiamo abbandonarli, visto che buona parte del nostro pubblico è ancora lì, c’è solo da utilizzare al meglio i social.
Questo significa partire da un’analisi obiettiva del target a cui ci rivolgiamo. Non è più tempo di essere presenti su qualsiasi social media esistente, sia perché implica dedicare molto tempo ai contenuti e spendere budget nelle promozioni, sia perché è inutile: le persone che hanno interesse nelle nostre attività e vogliono supportarle o partecipare ai nostri eventi hanno delle caratteristiche e degli interessi ben precisi.
Va quindi fatta una scelta sulla base del nostro target: va scelto il social o i social che davvero sono efficaci per la nostra comunicazione. Less is more, come dicono gli inglesi.
E quando abbiamo scelto le (poche) piattaforme che davvero fanno al caso nostro, va capita anche la natura della piattaforma e i contenuti ad essa adatti. Solo in questo modo potremo dare contenuti che parlino di noi, ma adattati a ciò che gli utenti sono abituati a vedere su quei social. Ad esempio, anche se YouTube e TikTok sono le due piattaforme che ci vengono in mente quando parliamo di video, la tipologia di video su quei due social è assolutamente diversa. TikTok vuole video “snack”, brevi, accattivanti, mentre Youtube ci permette di andare un po’ più nel profondo, pubblicando video più lunghi (anche se meglio lasciare i video più lunghi di mezz’ora a contenuti live).
Quindi oltre a capire dove si trova il nostro pubblico e scegliere di conseguenza le uniche piattaforme adatta, dobbiamo anche capire come differenziare i contenuti che andremo a proporgli, a seconda della natura del social stesso. Anche per questo motivo è molto importante prediligere meno social da gestire: non è detto che per la propria natura la nostra organizzazione al momento sia pronta a sbarcare su TikTok in pochi giorni pur avendo il pubblico adatto.
Abbiamo anche inoltre detto che molti utenti usano in modo meno attivo i social e si sono spostati su una dimensione più intima, fatta di gruppi e messaggi. In quest’ottica, è molto importante coltivare il dialogo col nostro pubblico e ciò passa anche dall’essere più presenti nei commenti sotto ai post, ovviamente, ma anche nel ragionare su come poter interfacciarci con le persone attraverso i messaggi e, ad esempio, Whatsapp.
In quest’ottica può essere interessante valutare l’utilizzo di chatbot sui siti o nei messaggi privati, nonché utilizzare le campagne a pagamento che possano portare le persone verso il vostro Whatsapp business o a interagire nei vostri messaggi privati.
Non c’è social senza budget pubblicitario
E parlando di campagne a pagamento qui si tocca un tasto per molti dolente. I social sono ovviamente gratis, ma - se gestite account business e pagine - vi sarete resi conto che anche se avete molti follower riuscite a raggiungerne una fetta molto piccola.
Questo perché - a differenza vostra - i social media sono gestiti da aziende profit che ovviamente hanno dei costi e necessità di guadagnare. Gli algoritmi dettano ormai in modo imperante l’andamento dei vostri account e, sebbene riusciate comunque ad avere un calendario editoriale coinvolgente, non potete fare a meno di dedicare del budget per le sponsorizzazioni.
Anche queste vanno fatte cum grano salis, ossia dopo uno studio attento del vostro pubblico attuale, del pubblico che volete raggiungere, utilizzando tutti gli strumenti possibili messi a disposizione dei social media per affinare il target che volete colpire e poterlo poi retargetizzare. Ma anche studiando i periodi migliori e possibilmente meno affollati dell’anno per poter emergere rispetto ai concorrenti e assicurandovi che chi cliccherà sulla vostra sponsorizzazione vada effettivamente - nel caso di una donazione - ad atterrare su una pagina veloce nell’apertura e con CTA chiara.
Sono tanti gli aspetti da valutare quando si è presenti sui social: non si tratta di fare un post e basta. Per chi fa un post e basta, sì, ci sentiamo di dire che allora per loro i social sono morti, ma semplicemente perché non li usano nel modo giusto.
Per tutti quelli invece che vogliono usarli bene e avere dei risultati di notorietà o conversione alla donazione, suggeriamo di seguire il nostro corso "Costruire una campagna di comunicazione efficace sui social media" dove vedremo in modo approfondito non solo gli aspetti sopra elencati, ma anche altri utili al corretto utilizzo dei social media per le non profit.
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Il corso inizierà lunedì 18 settembre. Vi aspettiamo!