Pubblichiamo il terzo del ciclo di tre articoli sulla "giustizia riparativa". Trovate a questo link il primo e a questo il secondo.
Le scuole sono un contesto aggregativo in cui spesso vengono compiute trasgressioni, talvolta anche gravi, ma sono contemporaneamente il contesto privilegiato per affrontare tematiche attinenti alla gestione delle relazioni e dei conflitti.
La scuola è una comunità educante che gestisce una sua “giustizia” interna, con regole scritte e comportamenti quotidiani; questa gestione è basilare perché educa e promuove senso di giustizia, o di ingiustizia.
I vissuti di ingiustizia, offesa, umiliazione sono esperienze relazionali che fanno perdere la fiducia negli altri, in quanto riguardano la rottura di relazioni significative, soprattutto in un contesto in cui le persone si conoscono e sono destinate a passare parecchio tempo insieme, o comunque a reincontrarsi nuovamente, come nella scuola.
Conta quindi prendersi cura delle conseguenze negative che nascono dai conflitti della vita quotidiana e che possono avere ricadute importanti sul benessere individuale e collettivo; è fondamentale ricostruire la relazione tra ragazze e ragazzi coinvolti nei conflitti e offrire loro l’opportunità di un confronto in uno spazio protetto di ascolto e parola, con l’accompagnamento di una mediatrice/tore.
A fronte di situazioni complesse, la proposta è quella di cambiare il punto di vista; quindi rivolgere l’attenzione ad entrambi i protagonisti della relazione, non soltanto a chi ha sbagliato o violato la regola della scuola, ad entrambi allo stesso modo e anche al contesto di riferimento.
Le pratiche riparative sono sostanzialmente narrative; quindi restituiscono la possibilità per i protagonisti dell’esperienza di prendere la parola in prima persona, in uno scenario che non è orientato alla punizione, ma a chiedere loro, attraverso questo incontro e questo dialogo, cosa può essere fatto per riparare, cercando, con accordi reali e concreti, la possibilità di rifondare e (ri)dare senso alle regole di rispetto reciproco, provando a sperimentarle con una nuova prospettiva.
L’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza ha accolto ed apprezzato questo impianto progettuale e nelle scuole ha permesso varie sperimentazione del percorso “Riparare. Conflitti e mediazione a scuola”, con l’obiettivo di sostenere la creazione di “spazi di mediazione” all’interno degli istituti, gestiti dalle scuole stesse per sperimentare l’utilizzo di un approccio ai conflitti non unicamente basato sulla punizione del “colpevole/trasgressore”, ma anche sulla riapertura del dialogo fra le persone in conflitto (studenti, professori, genitori, dirigenti scolastici, personale Ata e personale amministrativo), sull’individuazione di soluzioni cooperative e sulla progettazione di forme di riparazione.
Nel rispetto dei principi cardine del paradigma riparativo, “questo progetto garantisce un’adeguata informazione e sensibilizzazione sulla mediazione e sulla riparazione, adotta attente modalità per la costruzione e la raccolta del consenso a partecipare delle persone in conflitto, assicura un accompagnamento competente da parte di mediatrici/tori durante tutto il percorso che le vede coinvolte”.
Questo è uno dei punti che va a comporre il “Manifesto per le scuole riparative”, realizzato a termine della seconda edizione del progetto che si è chiusa con l’anno scolastico 2022-2023.
Dopo il percorso formativo e la relativa messa in atto, nelle scuole che hanno aderito a questa sperimentazione, le pratiche mediative sono state inserite all’interno dei regolamenti scolastici e dei patti di corresponsabilità.
Chi ha sperimentato questo impianto dice che le pratiche riparative non mirano ad eliminare in toto le sanzioni scolastiche, ma, in una logica di complementarietà, mirano proprio a valorizzare l’importanza della responsabilizzazione, cioè a sostituire il concetto di responsabilità per qualcosa, che spesso rimane astratto e incomprensibile, con la responsabilità verso qualcuno, mediante l’incontro e l’ascolto. Nella pratica quotidiana, di fronte ad un conflitto o disattenzione alla regola, il regolamento e le sanzioni disciplinari rimangono; l’una non esclude l’altra, ma si valuta se applicare la sanzione, la pratica di mediazione o entrambe le possibilità.
Nadia Brandalise