Lavorare nella cooperazione internazionale senza conoscere le basi dell'economia dello sviluppo vorrebbe dire non considerare l'influenza che il fattore economico ha sui processi di sviluppo. Certamente l'economia dello sviluppo è un tema vastissimo: capire l'evoluzione demografica, le dinamiche che sembrano costringere i paesi al sottosviluppo e quelle che consentono di uscirne, le contraddizioni dello sviluppo, la questione dei diritti, ecc., tutte questioni che costituiscono un prerequisito teorico necessario per chi voglia occuparsi nella pratica di cooperazione.

Fenomeni indubbiamente complessi che sembrano quasi esulare dal singolo progetto di cooperazione ma che invece del singolo progetto ne sono la cornice ed espressione.Uno dei meriti del corso? Il fatto di mettere in costante risalto la complessità dei temi affrontati: ogni soluzione presenta costi e vantaggi, limiti e rischi. L'esperienza delle ricerche sullo sviluppo indica come sia importante avere un atteggiamento che non faccia perno su qualche scorciatoia per raggiungere lo sviluppo, anche perché lo sviluppo è un processo lungo e costantemente da tarare e ri-orientare. La microfinanza e la finanza, intesa come macrofinanza, aiutano a completare il quadro. "Un giorno i nostri nipoti andranno nei musei per vedere cosa fosse la povertà". Così parla ottimisticamente Muhammad Yunus, il banchiere ed economista originario del Bangladesh, che è a Roma alla festa dell'Altra Economia il 14 dicembre. Yunus è fondatore della Grameen Bank, di cui è direttore dal 1983, ideatore e realizzatore del microcredito, ovvero di un sistema di piccoli prestiti destinati a persone troppo povere per ottenere credito dai circuiti bancari tradizionali che vogliano intraprendere una pur piccolissima attività imprenditoriale. Per questo ha vinto il premio Nobel per la Pace 2006, con questo evidenziando il legame profondo tra l'equilibrio e il benessere economico in senso ampio e la pace.

Anche la microfinanza sembra argomento, come l'economia dello sviluppo, legato solo a cifre e statistiche. Ma è realmente così?
Ancora ci aiuta un esempio: spesso sono le donne le principali destinatarie dei programmi di microcredito nei paesi in via di sviluppo: per loro l'accesso al credito non è soltanto un mezzo per uscire dalla povertà, ma un'opportunità per riappropriarsi di diritti negati e per vedere riconosciuto un ruolo paritario all'interno della famiglia e della società, spesso decidendo anche come impiegare il denaro guadagnato, in molti casi per l'educazione e l'istruzione dei figli. Ecco quindi che strumenti tipicamente economici hanno delle enormi implicazioni sociali e giuridiche. Si tratta quindi di strumenti di sviluppo umano in senso pieno: da un lato, la microfinanza come strumento per la riduzione della povertà e, dall'altro, come strumento di affermazione di diritti. Ed infine parliamo di finanza, ed in particolare di macrofinanza, quella che coinvolge le grandi istituzioni e i paesi nei rapporti internazionali, quella che quotidianamente ritroviamo sulle pagine dei giornali con termini a noi noti come la globalizzazione, i flussi di capitale, i movimenti migratori o ancora le crisi finanziarie e l'inflazione.

Il corso affronta ed approfondisce la componente più propriamente finanziaria dell'economia dello sviluppo con uno sguardo privilegiato all'aspetto macro, e soprattutto si interroga e studia la possibilità che opportuni strumenti finanziari possano e debbano essere strumenti di sviluppo e quindi, al contempo, di riduzione della povertà.

L'approccio è a 360 gradi: la convinzione è che non esista una finanza per i ricchi o strumenti finanziari creati per i poveri; in un sistema "globalizzato" le relazioni finanziarie non coinvolgono solo i paesi del sud e/o quelli del nord in modo separato ma, che ci piaccia o no, qualsiasi decisione venga presa in una qualsiasi parte del mondo ha delle ripercussioni nella restante parte del pianeta con effetti particolarmente evidenti in quei paesi che, per una serie di ragioni, non hanno un equilibrio stabile sotto l'aspetto economico, sociale, politico, etc. Ma, come dice Joseph Stiglitz, esiste una "globalizzazione che funziona", esistono degli strumenti che, applicati opportunamente, sono in grado di attrarre capitali e che possono fare in modo che gli investitori dirigano le proprie scelte anche verso quei paesi in cui i rischi di investimento sono alti. Tutto ciò ha un fine chiaro: dare stabilità all'economia di un paese e, di conseguenza, darle l'abbrivio per una crescita sostenibile. Ed è proprio sull'analisi e sulla comprensione di questi strumenti e delle politiche di attrazione di capitali (siano essi investimenti diretti esteri, investimenti di portafoglio, rimesse ecc.) che il corso si concentra. Le prospettive sono tante e tutte estremamente interessanti. Ci si può occupare di solidarietà internazionale senza una conoscenza, seppure sommaria, di tutti questi argomenti? Ci si può davvero improvvisare operatori della cooperazione?

La formazione continua e aggiornata ci aiuta ad avere consapevolezza dei problemi, a responsabilizzarci nelle nostre scelte e a capire che abbiamo molti strumenti che, se sapientemente utilizzati, possono davvero contribuire a realizzare un mondo più equo.
Per ulteriori info sui corsi: www.volint.it/scuola/index.htm  

Paola Pinelli - Coordinamento Didattico VISonline

Partner della formazione

ConfiniOnline fa rete! Attraverso la collaborazione con numerosi enti profit e non profit siamo in grado di rivolgere servizi di qualità a costi sostenibili, garantendo ampia visibilità a chi supporta le nostre attività. Vuoi entrare anche tu a far parte del gruppo?

Richiedi informazioni