L'introduzione in Gran Bretagna di colture geneticamente modificate, almeno per il prossimo futuro, non ci sarà. Una sperimentazione sui pericoli degli ogm ha infatti dimostrato, per l'ennesima volta, che tali colture sono pericolose per l'ecosistema. Lo studio è stato condotto in 65 campi distribuiti in diverse parti del paese su due piantagioni di colza: una derivata da semi convenzionali, l'altra da semi modificati geneticamente per resistere agli erbicidi. Gli scienziati hanno osservato attentamente l'impatto delle due coltivazioni sulla flora e la fauna nelle aree adiacenti. Risultato: fiori, farfalle, api, altri insetti e perfino gli uccelli sono stati danneggiati dagli erbicidi utilizzati nella coltivazione di colza ogm. Quest'ultima è infatti capace di resistere ad erbicidi che normalmente ucciderebbero la colza convenzionale e permette quindi agli agricoltori di usare sostanze chimiche molto più aggressive per proteggere il raccolto. Sostanze che però, da quanto è stato dimostrato, hanno un impatto devastante sull'ecosistema delle campagne.
«Tutte le prove raccolte nella sperimentazione indicano che la differenza tra le due colture è dovuta agli erbicidi» ha dichiarato Les Firbank, del Centro per l'ecologia e l'idrologia di Lancaster, che ha guidato lo studio. Altri tre esperimenti erano stati condotti in precedenza sul granturco, sulla barbabietola e su un altro tipo di colza. Nel caso della barbabietola e della colza, i risultati erano stati simili a quelli ottenuti nell'ultimo esperimento. Nel caso del granturco invece la sperimentazione aveva dato risultati positivi dimostrando che l'erbicida utilizzato per il mais ogm faceva in realtà meno danni di quello impiegato nelle colture tradizionali. La validità dell'esperimento era stata però messa in discussione poiché l'erbicida usato sul granturco tradizionale era talmente distruttivo che stava per essere messo al bando dall'Unione Europea.
Nonostante ciò il governo britannico lo scorso anno aveva dato l'autorizzazione per coltivare quel tipo di mais ogm, chiamato Chardon LL, aprendo di fatto le porte alle colture geneticamente modificate nel paese. Poche settimane dopo però la Bayer (società produttrice del Chardon LL) aveva ritirato la propria richiesta sostenendo che le condizioni imposte dal governo a tali coltivazioni erano troppo restrittive. Alla Bayer poco dopo aveva fatto seguito un altro gigante del biotech, Monsanto, ritiratosi dall'intero mercato europeo. «Alla luce dell'ultima sperimentazione - commenta l'Independent - un altro chiodo è stato messo nella bara dell'industria dell'ogm in Gran Bretagna».
23 marzo 2005