Avete mai sentito parlare di housing sociale? Auser Abitare Solidale è una tra le più innovative realtà del Terzo settore toscano che ha messo in piedi un esempio virtuoso capace di dare risposte a chi rimane fuori dal mercato abitativo, costruire comunità solidali e combattere l'esclusione sociale.

Dopo l’emergenza Covid-19, oltre una persona su tre tra quelle che si sono rivolte a Caritas si trova in una situazione in cui la relativa stabilità abitativa si associa a una difficoltà a far fronte alle spese della locazione. Nella maggior parte dei casi si tratta di soggetti che vivono in affitto. Per quanto riguarda, invece, la condizione di provvisorietà permanente: l’81% delle persone che vivevano una condizione abitativa definita come provvisoria nel 2018 si trovano nella stessa situazione anche a distanza di quattro anni. Con la pandemia la condizione di necessità si cristallizza configurando uno stato di “permanente provvisorietà”.

Sono tanti i temi dell’housing sociale legati alle politiche di investimento del Pnrr (Piano Nazionale Ripresa e Resilienza) che intercetta questo tema con diverse modalità, in particolare nella sezione “M5C2 Infrastrutture sociali, famiglie comunità e terzo settore” che prevede risorse a livello nazionale per 11,7 miliardi.  Questo ramo di investimenti si articola in ambiti specifici: servizi sociali, disabilità e marginalità sociale, rigenerazione urbana e housing sociale, sport e inclusione.  Per quanto riguarda il secondo ambito di intervento, si spazia dagli investimenti di rigenerazione urbana volti a ridurre situazioni di emarginazione sociale ai programmi innovativi sulla qualità dell’abitare.

Auser Abitare Solidale è tra le associazioni pioniere a livello regionale per le pratiche di abitare condiviso. Abitare Solidale ha come obiettivo l’attivazione di percorsi di condivisione abitativa tra anziani e non solo, residenti in case di proprietà di uno dei due coabitanti con più di una camera da letto, e quanti abbiano bisogno di alloggio e vivano una situazione di momentanea difficoltà.
Un rapporto di convivenza basato su un patto abitativo che prevede un reciproco scambio di servizi,  sostituendo il tradizionale contratto d’affitto e la logica economicistica con una dimensione relazionale positiva ed arricchente. Di fragilità abitativa abbiamo parlato con Gabriele Danesi, fondatore di Auser Abitare Solidale e presidente della neo nata aps Auser Laboratorio Casa.

L’abitare solidale è sia una opportunità per rispondere alla fragilità abitativa, sia un modo di riprogettare  le città. Negli ultimi 10 anni le grandi città a vocazione turistica si sono fatte ‘affascinare’ da processi, più o meno governati, di gentrificazione. Un fenomeno che non solo sottrae un significativo stock immobiliare alla popolazione residente, innalzando le pretese negoziali dei pochi locatori superstiti, ma svuota importanti parti di città da quelle relazioni tra spazi fisici, luoghi di vita, rapporti interpersonali e di vicinato che costituiscono il collante e l’anima di ogni microcosmo urbano.  Se si svuota la città di residenti  che la vivono, ogni contesto urbano, anche il più tenace, prima o poi perde la sua identità, la rete di relazioni, l’ecosistema degli esercizi e dei servizi di vicinato. E saltano così i tanti, diffusi, presidi ‘naturali’ delle nostre città, i rapporti amicali e di prossimità.. Sono queste dinamiche che hanno logorato la città in termini di community welfare.

Quello che cerchiamo di fare con i nostri nuovi servizi  -  afferma Gabriele Danesi, fondatore di Auser Abitare Solidale e presidente della neo nata aps Auser Laboratorio Casa - è tentare di creare stimoli e modelli atti a ribaltare la situazione: intervenendo nelle e sulle città, modificando il concetto e la pratica stessa dell’accoglienza grazie a una rinnovata centralità della casa intesa come infrastruttura sociale, strumento di normalizzazione e di dialogo tra lo spazio privato e quello pubblico delle relazioni. E i rapporti interpersonali sono davvero la base delle nostre progettualità, dove la scelta è quella di mettere insieme fragilità diverse perché proprio la diversità delle problematiche e delle aspettative possa concorrere a disinnescare – ovviamente con il supporto della nostra equipe -  le stesse fragilità di partenza grazie a quotidiane pratiche di solidarietà. La riconquista delle relazioni è, a nostro avviso, oggi come non mai fondamentale: si scopre che l’altro da sé può essere un nostro alleato, con il quale prendere semplicemente un caffè o superare momenti difficili”.

In ultimo, Gabriele Danesi,  sottolinea come – secondo la loro esperienza - il Codice del Terzo Settore e in particolare l'istituto della coprogrammazione e coprogettazione rappresentano un'ottima occasione per orientare le scelte pubbliche di fronde a sfide ed occasioni epocali come il PNRR. 
“Ma in un senso più esteso, la coprogettazione è utilissima anche se agita tra privato sociale e profit. Ne sono un chiaro esempio i Condomini Solidali di Sesto Smart Village e quello di Osteria social club,  nostri servizi inseriti, grazie a convenzioni ed accordi privati, in più ampi interventi di social housing, finanziati dal Fondo Housing Toscana e curati da Abitare Toscana. Sono luoghi e progetti in cui non si sente lo stigma, il contesto è sereno, normalizzante, e gli spazi abitativi sono ad uso esclusivo dei nuclei ospitati. Da un lato la nostra equipe cura i singoli progetti di autonomia e di uscita dalla fragilità; dall’altro questi percorsi sono facilitati dalla presenza di spazi – orti, biblioteca comune, palestra open air – che incentivano i rapporti interpersonali, consolidati da un capillare lavoro di community building promosso dal gestore sociale. La sfida è quella di riportare la città  a bene relazionale, luogo di vita e di rapporti tra spazi, servizi e persone, in grado di ricomporre sistemi di coesione e sussidiarietà ‘endemica”. 

Comunicato stampa Cesvot

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