"È finita la ricreazione per i comuni italiani. Da oggi al 2011 dovranno rimboccarsi le maniche per rispettare i limiti di legge in materia di pm10. Il governo vigili attentamente sull'operato e incentivi e finanzi misure per riportare le nostre città a un livello di inquinamento sotto la soglia dell'allarme".
Lo dice Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente, commentando l'accordo di revisione della Direttiva sulla qualità dell'aria approvata stamane dall'Europarlamento. L'accordo, che riordinerà le quattro direttive vigenti sotto la nuova, stabilisce i limiti e le azioni per Pm10 e Pm2,5 e dovrà essere formalizzato nel prossimo Consiglio dei ministri Ue.
Nel dettaglio, per quanto riguarda il pm10, rimangono gli stessi limiti già in vigore dal 2005 (40µg/mc media annui e 50µg/mc come media giornaliera da superare per un max di 35 giorni in un anno), tuttavia viene introdotta la possibilità di una deroga di tre anni (fino al 2011 dunque) che non va data automaticamente ma che, come recita il testo, "per le caratteristiche specifiche di dispersione del sito, (cioè nelle aree urbane, ndr), per le condizioni climatiche avverse o per l'apporto di inquinanti transfrontalieri", qualora si dimostri all'interno di specifici piani per la qualità dell'aria "che sono state adottate tutte le misure del caso a livello nazionale, regionale e locale per rispettare le scadenze".
Per quanto riguarda il pm2,5 invece, i limiti sono stati fissati a 25µg/mc al 2015 e 20µg/mc al 2020 come valore indicativo, quindi non vincolante.
"Per entrambe gli inquinanti - dichiara Cogliati Dezza - la normativa resta molto permissiva, nonostante in prima lettura il testo fosse addirittura più disastroso. Nel caso del pm10 perché una deroga di ben tre anni permetterebbe di "sanare" la situazione attuale di chi è fuori norma, e cioè del 70% dei comuni italiani. Per quanto riguarda il pm2,5, invece, gli standard adottati sono molto tolleranti.
Basti pensare che l'Oms prevede un limite di sicurezza di 10µg/mc. Dunque la Commissione dovrà rivedere in particolare questi limiti entro il 2013. La speranza è che i comuni italiani sfruttino questa chance, riportando la salute dei cittadini al primo posto nelle loro agende".
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