In tutto il mondo, in nome della sicurezza, si spendono enormi quantità di risorse. Eppure dappertutto le persone e le comunità si sentono sempre più insicure. Cresce il disagio e, con le guerre, le violenze, il terrorismo, la solitudine, la povertà morale e materiale, cresce l'ignoranza. Crescono criminalità e traffici illegali. E tutti abbiamo più paura, per noi e per i nostri figli. Insomma, tante risorse per l'industria bellica che dovrebbero essere riconvertite con maggiore beneficio per l'intera umanità.

NON SONO GLI ESERCITI A FARCI STARE SICURI.
Dopo l'11 settembre del 2001 il governo degli Stati Uniti ha deciso di rispondere al terrorismo con la guerra. Tanti governi del mondo lo hanno seguito in questa avventura, che si è rivelata un fallimento totale. Il mondo è oggi terribilmente più instabile e insicuro. Per fortuna molti governi, molta opinione pubblica e anche parte della politica e della cittadinanza americana, vogliono ora cambiare strada. Perché incrementare oggi, in questa fase di ripensamento mondiale, una politica tanto sbagliata e pericolosa?

LA BASE DI VICENZA NON E' UN OBBLIGO, E' UN PERICOLO.
Ci sono paesi che, confermando l'alleanza con gli Stati Uniti e la permanenza nella Nato, hanno rifiutato di ospitare basi militari straniere, armi nucleari o di distruzione di massa. Può farlo anche l'Italia. Una grande base militare conficcata nel cuore di Vicenza rende più insicura la cittadinanza, la espone a eventuali attacchi, alla contaminazione da parte di materiali pericolosi, al rischio di incidenti. C'è chi dice che la base serve allo sviluppo di Vicenza. Ma lo "sviluppo" può comportare questi rischi così pesanti per l'intera comunità? .

E' POSSIBILE SCEGLIERE INSIEME UN'ALTRA STRADA.
Si possono eliminare dal territorio italiano tutte le armi nucleari che ancora sono stoccate nel nostro paese, molte di esse in Veneto. Si possono ridurre le spese militari, che ancora una volta aumentano, e recuperare risorse per le spese sociali, per la salute, l'educazione, la difesa dell'ambiente, la sicurezza umana. Si può impegnare la scuola in una grande opera di educazione alla pace, alla convivenza e alla risoluzione nonviolenta dei conflitti rivolta alle nuove generazioni. Si deve lavorare per potenziare gli organismi internazionali di governo mondiale democratico, avendo il coraggio di avanzare proposte per la loro riforma.

A VICENZA: SI FERMI TUTTO. DISCUTIAMO.
Non è vero che non c'è più tempo, non è vero che non si può. Se tanta gente ha paura, è contraria, è preoccupata le istituzioni locali e il governo nazionale hanno il dovere di prendere in considerazione queste opinioni. Si sospenda l'iter per la costruzione della base, si accetti la discussione. Ascoltare i propri cittadini, in democrazia, è un obbligo. Si approfitti della moratoria per fare un ragionamento serio e complessivo sulla presenza delle basi militari, delle armi nucleari e di distruzione di massa nel nostro paese. Si promuova la Conferenza sul ruolo delle basi militari. Alla luce delle nuove relazioni e impegni sui mutamenti climatici, si mettano in relazione i progetti di insediamento della base con l'impatto ambientale in un'area così delicata e densa di storia. E' possibile uno sviluppo diverso per Vicenza?

L'ARCI CON I CITTADINI DI VICENZA.
L'Arci sostiene i cittadini di Vicenza di tante culture, orientamenti, appartenenze diverse che con forme e modalità nonviolente, pacifiche, partecipative si impegnano quotidianamente contro la base, per la sicurezza e il futuro della loro comunità e dell'Italia intera. La pace si nutre di unità e inclusione. Il rispetto delle differenze e la capacità di dialogare sono elementi fondamentali per permettere il massimo di impegno del movimento per la pace in tutta Italia. Abbiamo partecipato alle iniziative unitarie già realizzate. Raccoglieremo le firme per chiedere la moratoria della base, siamo solidali con la manifestazione prevista a Vicenza sabato 15 dicembre, nel segno della nonviolenza con l'obiettivo di allargare il consenso a una causa giusta che guarda al futuro a partire dal futuro di questa città, continueremo il lavoro culturale e sociale in questa direzione insieme ai movimenti, alle comunità e alle istituzioni locali impegnate per gli stessi obiettivi.

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