Come ogni anno dal 1999, il 25 novembre si celebra la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. Come ogni anno, molte cose devono ancora cambiare. Stereotipi, narrazioni tossiche e parole di autoassoluzione sono ancora lì, pronte dietro l'angolo a rispondere a ogni tentativo di cambiamento. Innumerevoli le iniziative di sensibilizzazione anche quest'anno, ma resta ancora molto lavoro da fare per promuovere una cultura diversa, paritaria, capace di uscirne fuori una volta per tutte.
La Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne è stata istituita partendo dall’assunto che la violenza contro le donne sia una violazione dei diritti umani. Per sottolineare ciò, la data di questa ricorrenza segna anche l'inizio dei "16 giorni di attivismo contro la violenza di genere" che precedono la Giornata Mondiale dei Diritti Umani (10 dicembre). La Giornata è stata istituita dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, con la risoluzione 54/134 del 17 dicembre 1999, che invita i governi, le organizzazioni internazionali e le ONG a organizzare attività volte a sensibilizzare l'opinione pubblica sul problema della violenza contro le donne e ridurne il fenomeno.
Nella risoluzione 54/134 del 17 dicembre 1999 viene precisato che si intende per violenza contro le donne "qualsiasi atto di violenza di genere che si traduca o possa provocare danni o sofferenze fisiche, sessuali o psicologiche alle donne, comprese le minacce di tali atti, la coercizione o privazione arbitraria della libertà, sia che avvengano nella vita pubblica che in quella privata".
La violenza contro le donne è ritenuta una manifestazione delle "relazioni di potere storicamente ineguali" fra i sessi, uno dei "meccanismi sociali cruciali" di dominio e discriminazione da cui le donne, ancora oggi, nel 2021 non riescono a uscire. Già, perché ancora oggi, nel mondo, una donna su tre risulta vittima di violenza. E se vogliamo restare sull’Italia, come testimoniano i recenti dati Istat, oltre il 30% delle donne ha subito forme di violenza fisica o sessuale. Violenza che è diventata omicidio nel 55% e stupro nel 63% dei casi.
I dati del Viminale raccontano che dal primo gennaio 2021 al 7 novembre, in Italia, sono stati registrati 247 omicidi, con 103 vittime donne (una ogni tre giorni), di cui 87 uccise in ambito familiare/affettivo. Di queste, 60 sono morte per mano del partner o dell’ex partner.
Sono numeri sconcertanti, ma forse non lo sono poi così tanto, se lo shock dura solo il tempo di lettura di un articolo e poi si ritorna quotidianamente a pensare che “non si può più dire niente che tutto ormai è violenza”. È violenza. E lo sarà fino a quando anche l'ultimo uomo sulla terra non sarà capace di percepire empaticamente questa paura, rabbia o disgusto che ogni donna prova almeno una volta nella sua vita.
Non è un problema di genere, è un problema di violazione dei diritti umani e come tale trasversale a tutti e tutto. Eppure, molte narrazioni mediatiche danno ancora l'impressione che si tratti di un fenomeno riguardante piccole cerchie di femministe convinte, ciclici periodi dell'anno in cui si cerca di coinvolgere e sensibilizzare l'opinione pubblica, ricorrenze, appunto. Quanto lavoro deve fare ancora la società civile affinché venga percepito come un problema di tutti?
Moltissime, anche quest'anno, le iniziative promosse sia nel mondo del profit che del non profit, dall'iniziativa della Coop di inserire del numero di emergenza (1522) negli scontrini, alla Corporate Challenge “ConosciLe” promossa da We World, che mira a coinvolgere i dipendenti in un'azione di formazione e sensibilizzazione sui temi dei diritti delle donne; dal ciclo di incontri on line organizzato da La Consapevolezza Di Venere ONLUS “Non si nasce donne: si diventa” , per la promozione di maggiore consapevolezza ed empowerment femminile, come fattori di cultura e prevenzione della violenza di genere, all'estensione dell'AppYouPol - realizzata dalla Polizia di Stato per segnalare episodi di spaccio e bullismo - anche ai reati di violenza che si consumano tra le mura domestiche.
A Rovereto ha preso il via, già dal 6 novembre al 10 dicembre, il programma “Non è il destino”, una serie di eventi e incontri sul tema promossi da Punto d'Approdo Società Cooperativa Sociale e dal suo Laboratorio Sociale Le Formichine, in collaborazione con i commercianti del Distretto San Marco.